I sogni aiutano a digerire la vita quotidiana. Danno uno scopo. Se non avessi un armadio a quattro stagioni pieno di sogni in questi anni non sarei riuscita a sopravvivere. I miei sogni mi permettono di vivere. Ne realizzo uno su mille ma mi danno l'entusiasmo e sono la mia linfa vitale. Le persone che riescono a calpestare i miei sogni sono coloro che mi fanno stare male, coloro che devo allontanare. Le persone incapaci di sognare, incapaci di fare voli pindarici, incapaci di vedere oltre non possono starmi accanto, semplicemente mi spengono. Ho bisogno di stare con persone che riescano ad assecondarmi, che mi offrono trampolini, illusioni, perché infondo sognare anche in grande, non costa nulla, ed è l'attesa l'essenza del piacere stesso. Come ora attendo con impazienza gli 11 km dei musei vaticani. Pregusto quella giornata persa fra tanta bellezza, e se penso alla cappella Sistina mi salgono le lacrime agli occhi. Vorrei potermi sdraiare per terra e rimanere lì in adorazione per ore intere con l'iPod alle orecchie e ripercorre quegli affreschi centimetro per centimetro evocando tutta la mia vita, ogni singolo minuto passato in compagnia di Michelangelo. A scuola con Nerbi, a casa da sola in quello studio pazzo e disperatissimo, preparando la maturità proprio studiando le mani e la loro anatomia... poi l'università, la specializzazione, le sere passate a casa a preparare le lezioni, le lezioni fatte agli studenti anno dopo anno, una vita con Michelangelo e finalmente mi troverò davanti a lui... ditemi che questo non è un sogno di una vita messo da parte in un armadio a quattro stagioni e poi in giorno tirato fuori improvvisamente perché hai trovato il biglietto del treno a 10 euro. Questa è la mia capacità di sognare, vivere un sogno, metterlo da parte e poi infine realizzarlo. Prima o poi farò tutto e se non ci sarò riuscita godrò di quello che invece sono riuscita a fare.
Ho partecipato molte volte alla raccolta delle patate, ma mai alla semina. In questo dipinto Millet racconta la semina delle patate. L'uomo che con la zappa prepara il dolci, la donna che lascia cadere le patate a terra, nella speranza che esse prolificano. Questo dipinto ha la stessa monumentalità di un quadro assai più famoso di Millet, l'Angelus. Anche qui troviamo una coppia di contadini, non intenta alla preghiera ma bensì al lavoro quotidiano.
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