Ecco il signore sornione in tuba e Rendigote che osserva dal balcone il Bulevard Haussman in una bella giornata primaverile, gli alberi folti che irrompono dalla balconata brillano anche grazie al tendaggio rosso e bianco che mette in ombra il primo piano. LA ringhiera occupa gran parte dello spazio visivo, ma nonostante questo immaginiamo le dame a passeggio, gli strilloni con l'edizione del pomeriggio, la vita parigina tutta. Una Parigi perduta, la Parigi della Belle Epoque che tutti sognano con ammirazione. La Belle Epoque è un luogo dell'anima, un luogo che non esiste, un luogo dove si pensava di stare meglio senza l'incubo della guerra mondiale...
Il fascino della venere di Milo di esemplifica, a mio avviso, in quest'opera di Dalì. Dalì riproduce la Venere inserendo dei cassetti nella testa, nei seni, nella pancia e su un ginocchio. Aggiunge ai cassetti un pomello di pelliccia che ci invita ad accarezzarlo per rinvigorire la sessualità repressa dalla diffusa morale cristiana. I cassetti sarebbero i nostri segreti più intimi che solo oggi la psicoanalisi è in grado di aprire. Ma secondo Breton i significati sarebbero altri e per i dadaisti non significa semplicemente niente, anzi qualcuno suppone che ci sia lo zampino di Duchamp in questa opera di Dalì...
Bellissimo questo quadro
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