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Sylvia Beach, Shakespeare and Company





Ho letto questo libro con attenzione e devozione.
Speravo di trovarci alcune informazioni, invece ho trovato tutt'altro.

Come prima considerazione devo aggiungere tra le mie eroine Sylvia. 
Quando pensavo a cosa fare da grande avevo in mente una cosa del genere. Mentre studiavo all'università volevo lavorare in una libreria, ma non in una libreria normale, in una libreria come Shakespeare and Company. Peccato che i miei studi e interessi mi abbiano portato solo oggi a scoprire la figura di Sylvia Beach. Mi avrebbe ispirato parecchio e chissà magari avrei avuto il coraggio di inventare una cosa simile anche in questa città che cultura non sa neanche cosa vuol dire.
Perché una libreria non deve essere solo un negozio dove si vendono libri, ma anche un luogo di incontro, di prestito, di accrescimento e soprattutto un luogo dove si possa incontrare delle persone.
La libreria è stata chiusa durante la seconda guerra mondiale e mai più aperta da Sylvia Beach. Ma la filosofia della sua attività è stata portata avanti da George Withman con un luogo simile chiamato le Mistral che poi divenne Shakespeare and company alla morte di Sylvia. E questo è il negozio che esiste ancora oggi a Parigi e che non mancherò di visitare appena vi farò ritorno.

Seconda considerazione: devo approfondire Joyce. Mi ha incuriosito parecchio mentre leggevo gli sforzi di Sylvia per la pubblicazione di Ulysses.
Avevo provato a leggerlo anni orsono, ma la mia edizione è gallata, mancano moltissime pagine iniziali, e non ho mai provveduto a comprarne un'altra tanto ero rimasta delusa (sì potevo cambiarlo, ma me ne sono accorta tantissimi giorni dopo l'acquisto... non avevo più lo scontrino).
Però penso che è arrivato il momento di rileggerlo. Avevo iniziato con Dubliners e poi con Ritratto di artista da giovane, e poi mi sono arenata sull'Ulisse. Sono libri che vanno letti. Prima o poi.

Terza considerazione: speravo di trovare tante cose belle su Hemingway e Fitzgerald, ma anche su Gertrude Stein, invece sono rimasta delusa. Si parla di loro, ma marginalmente.

Quarta considerazione: sono rimasta veramente scioccata dalla sua deportazione in un campo di concentramento. Non so perché ma ultimamente queste cose mi toccano nel profondo e mi fanno rabbrividire, mi sconcertano in profondità.

Inutile dire che vorrei approfondire la sua conoscenza. Adoro la generazione perduta, mi sono "perduta" in loro.

Quinta considerazione: non posso "perdermi" nella letteratura Americana e leggere solo traduzioni ( a volte pessime), se davvero ci tengo, devo assolutamente essere in grado di leggere in lingua originale. Non si può essere veri intellettuali se si conosce una sola lingua. 



In una rapida ricerca su internet ho stilato una TBR veloce veloce:

Riley Fitch Noel - La libraia di Joyce. Sylvia Beach e la generazione perduta

Adrienne Monnier, Rue de l'Odéon. La libreria che ha fatto il Novecento, Duepunti, Palermo 2009

JAmes Joyce, Lettere a Sylvia Beach

chissà se mai riuscirò a trovarli....


Parigi anni Venti. Al numero 12 di rue de l'Odeon ci sono tutti: Ezra Pound medita con George Antheil di una "rivoluzione musicale", Paul Valéry ascolta le poesie lette da André Gide, Ernest Hemingway mostra le ferite riportate a Fossalta di Piave... Sylvia Beach, fondatrice della libreria e casa editrice "Shakespeare & Company", racconta in queste pagine la storia di quell'esperienza che la portò ad attirare alcuni tra i più grandi artisti del secolo scorso nelle due stanze un tempo adibite a lavanderia. Ma racconta anche la storia della pubblicazione del romanzo che ha tracciato la via della modernità letteraria, l'"Ulysses" di James Joyce, rendendo diretta testimonianza di un momento irripetibile della cultura novecentesca.


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