L'arrivo in Puglia è stato traumatico. Per noi polentoni abituati a cenare alle 7 abbiamo dovuto aspettare almeno le 20 e30 per cenare, ma l'attesa ne è valsa la pena direi.
Altro punto traumatico: la gente è troppo espansiva e noi non riusciamo a contenere i loro entusiasmi. Noi polentoni siamo freddi. Perché se a casa noi ci sentiamo terroni, qui invece siamo proprio gente del nord.
A parte questo l'arrivo è stato affascinante. Martina Franca è un paese affascinante, barocco e pieno di scorci favolosi. Abitiamo in pieno centro in una casa tipica martinese bianco calce con tante stanza una dentro l'altra. Stanze bianche venate di rosso della pietra locale. Le stanze sono tutte su livelli diversi e abbiamo scalini ovunque in pratica step giornaliero che serve per smaltire tutto quello che mangiamo e mangeremo.
Il fascino della venere di Milo di esemplifica, a mio avviso, in quest'opera di Dalì. Dalì riproduce la Venere inserendo dei cassetti nella testa, nei seni, nella pancia e su un ginocchio. Aggiunge ai cassetti un pomello di pelliccia che ci invita ad accarezzarlo per rinvigorire la sessualità repressa dalla diffusa morale cristiana. I cassetti sarebbero i nostri segreti più intimi che solo oggi la psicoanalisi è in grado di aprire. Ma secondo Breton i significati sarebbero altri e per i dadaisti non significa semplicemente niente, anzi qualcuno suppone che ci sia lo zampino di Duchamp in questa opera di Dalì...
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