In mattine come queste, quando sono ancora nel dormiveglia, nel caldo del mio piumone e del mio pigiama e sento un arietta fresca che mi lambisce il viso immagino di essere su questa spiaggia in Kenya quando la marea sale, il caldo ti avvolge ma la freschezza dell'oceano ti ristora.
Il fascino della venere di Milo di esemplifica, a mio avviso, in quest'opera di Dalì. Dalì riproduce la Venere inserendo dei cassetti nella testa, nei seni, nella pancia e su un ginocchio. Aggiunge ai cassetti un pomello di pelliccia che ci invita ad accarezzarlo per rinvigorire la sessualità repressa dalla diffusa morale cristiana. I cassetti sarebbero i nostri segreti più intimi che solo oggi la psicoanalisi è in grado di aprire. Ma secondo Breton i significati sarebbero altri e per i dadaisti non significa semplicemente niente, anzi qualcuno suppone che ci sia lo zampino di Duchamp in questa opera di Dalì...
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