C'è stato un momento in cui ho avuto difficoltà a reperire libri da leggere per cui ho pescato nel marasma di cose che avevo qualcosa di corto che potesse andare, ma non sempre poche pagine significa velocità nel finire il libro. Questo libro ha poche pagine ma mi ha tenuto incatenata un sacco di tempo perchè per me è stata una lettura noiosa. Intanto il tema: mamme fuori dalla scuola. Sembrava di leggere qualcosa che quotidianamente vivo. Le protagoniste hanno suppergiù la mia età, figli della mia età e stessi miei dannati problemi. Nessun effetto catartico, ma grande effetto noia. LA storia è vista da tre punti di vista diversi e solo alla fine riesci ad avere l'idea generale, due palle infinite. Insomma ho fatto una gran fatica a leggere questo libro e quando l'ho finito ho tirato un sospiro di sollievo.
Il fascino della venere di Milo di esemplifica, a mio avviso, in quest'opera di Dalì. Dalì riproduce la Venere inserendo dei cassetti nella testa, nei seni, nella pancia e su un ginocchio. Aggiunge ai cassetti un pomello di pelliccia che ci invita ad accarezzarlo per rinvigorire la sessualità repressa dalla diffusa morale cristiana. I cassetti sarebbero i nostri segreti più intimi che solo oggi la psicoanalisi è in grado di aprire. Ma secondo Breton i significati sarebbero altri e per i dadaisti non significa semplicemente niente, anzi qualcuno suppone che ci sia lo zampino di Duchamp in questa opera di Dalì...
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