Una sera non sapevo proprio che libro leggere e mi sono ricordata di una vecchia Challenge che proponeva un libro per ogni stato del mondo e questo era indicato per il Vietnam. Ambientato nel 1952 al tempo della guerra tra Francia e Indocina può essere consiederato un giallo. Ma come, tu eri quella che non li leggeva i gialli? Vero, non li leggo. Però capita che legga un libro dove venga ucciso qualcuno e di solito se nel libro viene ucciso qualcuno quel libro diventa un giallo. Poi io di solito apprezzo il libro per altri aspetti, quello sociale magari: un giornalista francese che arriva a Saigon e si trova un'amante che gli viene soffiata da un americano tranquillo che però vuole sposarla davvero. E se poi non fosse davvero un Americano tranquillo? Pyle non lo era davvero, se no sarebbe rimasto in America.
Il fascino della venere di Milo di esemplifica, a mio avviso, in quest'opera di Dalì. Dalì riproduce la Venere inserendo dei cassetti nella testa, nei seni, nella pancia e su un ginocchio. Aggiunge ai cassetti un pomello di pelliccia che ci invita ad accarezzarlo per rinvigorire la sessualità repressa dalla diffusa morale cristiana. I cassetti sarebbero i nostri segreti più intimi che solo oggi la psicoanalisi è in grado di aprire. Ma secondo Breton i significati sarebbero altri e per i dadaisti non significa semplicemente niente, anzi qualcuno suppone che ci sia lo zampino di Duchamp in questa opera di Dalì...
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