Sono veramente boriosi questi consigli di classe fatti con il caldo fuori e anche il caldo dentro. Dove ci diciamo le solite cose, dove ci diciamo peste e corna ma tanto domani è la solita solfa. Il solito nulla.
Non avrei mai detto che mi sarebbe mancato così tanto il Liceo. I ragazzi che leggono, i ragazzi che amano apprendere, i ragazzi interessati.... quanto mi mancano. Non ne posso più di scene mute, di idiozie.... oggi abbiamo trovato che sulle caravelle caricavano piantagioni intere di cacao. Una piantagione su una caravella. Quasi peggio del Colosseo fatto di Tofu che è diventata la barzelletta della scuola.
Spero che le miei figlie non siano così aride da grandi... e che non si dicano di loro cose come stanno dicendo in questo contesto. ... mi vergognerei da matti.
Il fascino della venere di Milo di esemplifica, a mio avviso, in quest'opera di Dalì. Dalì riproduce la Venere inserendo dei cassetti nella testa, nei seni, nella pancia e su un ginocchio. Aggiunge ai cassetti un pomello di pelliccia che ci invita ad accarezzarlo per rinvigorire la sessualità repressa dalla diffusa morale cristiana. I cassetti sarebbero i nostri segreti più intimi che solo oggi la psicoanalisi è in grado di aprire. Ma secondo Breton i significati sarebbero altri e per i dadaisti non significa semplicemente niente, anzi qualcuno suppone che ci sia lo zampino di Duchamp in questa opera di Dalì...
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