Santo Stefano si festeggia il giorno dopo Natale perché Stefano è ricordato già negli Atti degli Apostoli come il primo martire. Stefano era uno dei 7 diaconi scelto per aiutare gli apostoli e il suo martirio avvenne per lapidazione alla presenza di Paolo prima della sua conversione.
Il dipinto a tempera e oro su tavola è di Giotto ed è databile fra il 1330 e il 1335. La tavola era parte di un politico smembrato e venduto poi separatamente. Il santo è riconoscibile come Stefano perché porta sul capo lo strumento del suo martirio: le pietre. E per la dalmatica che indossa.
Il fascino della venere di Milo di esemplifica, a mio avviso, in quest'opera di Dalì. Dalì riproduce la Venere inserendo dei cassetti nella testa, nei seni, nella pancia e su un ginocchio. Aggiunge ai cassetti un pomello di pelliccia che ci invita ad accarezzarlo per rinvigorire la sessualità repressa dalla diffusa morale cristiana. I cassetti sarebbero i nostri segreti più intimi che solo oggi la psicoanalisi è in grado di aprire. Ma secondo Breton i significati sarebbero altri e per i dadaisti non significa semplicemente niente, anzi qualcuno suppone che ci sia lo zampino di Duchamp in questa opera di Dalì...
Commenti
Posta un commento