Degas rappresenta un momento delle corse che si tenevano fuori Parigi. Il taglio fotografico che lascia parte della carrozza fuori dalla tela ci restituisce casualità, come se fosse una foto scattata distrattamente, senza nessun soggetto in particolare, ma che ci descrive nel dettaglio la vita quotidiana della Parigi del tempo.
Il fascino della venere di Milo di esemplifica, a mio avviso, in quest'opera di Dalì. Dalì riproduce la Venere inserendo dei cassetti nella testa, nei seni, nella pancia e su un ginocchio. Aggiunge ai cassetti un pomello di pelliccia che ci invita ad accarezzarlo per rinvigorire la sessualità repressa dalla diffusa morale cristiana. I cassetti sarebbero i nostri segreti più intimi che solo oggi la psicoanalisi è in grado di aprire. Ma secondo Breton i significati sarebbero altri e per i dadaisti non significa semplicemente niente, anzi qualcuno suppone che ci sia lo zampino di Duchamp in questa opera di Dalì...
Commenti
Posta un commento