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IPSIA vs ITCT

L'IPSIA è la mia nuova scuola. L'ITCT quella vecchia.
Un'impari battaglia infinita. Un giorno vince una, un giorno vince l'altra.
Impera comunque un senso di smarrimento in me, non riesco ad ambientarmi alle nuove regole, ovvero alla nuova assenza di regole e alla mia nuova posizione. Ho molta più autorità, la mia materia è quella più importante dopo Italiano, la mia materia è oggetto della seconda prova dell'esame di stato. Essere la profe di Arte sbarazzina, la materia più leggera... era un compito che mi ero cucita addosso molto bene. Tutta questa autorità non fa parte di me. Basta un misero urlo, un quattro, per rimettere tutti in riga. L'anno scorso con "certi" era una battaglia persa. Era una battaglia contro i mulini a vento... ero sola, sola contro tutti. Qui i  colleghi fanno quadrato, il preside semi-dittatore in primis.
Le aule grandi, con grandi finistre che danno sul centro città mi spiazzano, i pochi alunni sui banchi ancor di più.
Nonostante siano colloqui piuttosto che vere e proprie lezioni mi sento persa. Abituata ai grandi numeri, 20, 25 e anche trenta alunni per classe, ora che sono solo una decina mi sento veramente spiazzata.
Il mio IPSIA è diviso su due sedi: una per l'industria e l'artigianato e una per i servizi. Io sono in quella per l'artigianato, ma quando vado nell'altra sede mi sento più a casa, meno persa, sarà che le classi sono più numerose delle mie, sarà che i colleghi sono mediamente più giovani... non so. All'ITC invece era uno spasso. Anche se a volte non vedevo prof. MAt, la mia anima gemella, stavo decisamente meglio che all'IPSIA. Al collegio ero una di quelle che si sedevano in ultima fila e chiaccherava e rideva, aiutavo R.M. nei suoi scherzi e sono anche stata co-artefice nel più grande scherzo mai architettato a sue spese (anche la Dittatora era d'accordo... alla fine forse non era poi un mostro-dittatore come credevo allora?).
Nei corridoi dell'IPSIA molte volte non si sente parlare italiano, una volta in classe io sono stata l'unica Italiana... possibile che nessun Italiano voglia fare il sarto, l'elettricista, l'idraulico o il meccanico? Immagino che al giorno d'oggi un buon elettricista guadagni molto di più di me, che ho laurea e specializzazione...
Ma l'IPSIA è a due minuti da casa, e lavorare sotto casa ripaga tutto, per questo, nonostante io mi senta persa, trovo che sia un buon posto di lavoro rispetto all'ITC che dista 30 km da casa mia. Del resto sto andando a lavorare, non mi pagano per divertirmi. Fino all'anno scorso non era del tutto un lavoro, in parte era divertimento, adesso è solo lavoro. Un lavoro che mi piace, ma pur sempre lavoro.

Commenti

  1. Pensa che grazie alla comodità hai più tempo per le tue bimbe, Rachele in primis che è ancora piccolina...poi sei arrivata ad anno iniziato che non aiuta, magari fra un po' andrà meglio:-)

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  2. non mi diverto, ma sono a casa... non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca... Le mie colleghe che sono state trasferite lì lo scorso anno hanno i miei stessi problemi, un anno e mezzo non è bastato per acclimatarsi... figurati due mesi

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