Volevo leggere questo libro da moltissimo tempo, specialmente poi da quando ho letto il libro della Bignardi qualche tempo fa.
Inutile dire che ci troviamo di fronte ad un capolavoro indiscusso, con una lingua e un lessico da far paura. Sicuramente questo libro rientra nella classifica dei libri da leggere prima della laurea, ma mi è sempre sgattaiolato fra le mani. Lo avrei apprezzato tantissimo a 19 anni, ma allora non esisteva Goodreds, e non avevo nessuna guida, se non i libri di scuola e gli scaffali delle librerie, ero una lettrice molto diversa da quella che sono ora. Ma lo ho apprezzato anche a 36 anni sia chiaro. Solo che a 19 anni ero affamata di queste cose, oggi invece mi mettono una tale angoscia. Ho pensato giorni interi alla povera Micol, e non riuscivo a togliermi dalla testa un camino fumante, e non sapete quanta angoscia ho provato.
Per certi versi ho trovato una forte analogia con Francis Scott Fitzgerald, rampolli che fanno passare il tempo inoperosi, anche se l'inoperosità è dovuta a ben altro che la semplice gioia di vivere! Anzi visto il periodo di gioia ce n'è ben poca. Più che gioia è noia.
Ho bisogno di visitare la città di Ferrara. Vorrei proprio vederla. Anche se oggi sarà cambiata, ma mi incuriosisce parecchio.
Appena potrò, ovviamente, guarderò il film.
A Ferrara, la comunita israelitica e sempre piu minacciata dalle leggi razziali. La famiglia dei Finzi-Contini reagisce conducendo una vita appartata, in una grande e lussuosa villa. La loro proprieta e circondata da un maestoso giardino, ammantato da un'aura di mistero. Albert e Micol, i ragazzi della famiglia, decidono di invitare a giocare a tennis, a casa loro, alcuni amici, per lo piu ebrei, estromessi dal circolo di tennis cittadino. Il protagonista della storia, che narra in prima persona, entra cosi in questa piccola comunita a cui appartiene anche il milanese Malnate. Nei lunghi colloqui tra il narratore, Micol e gli amici, si intrecciano temi politici e privati e affiora anche un sentimento d'amore tra la giovane ebrea e il protagonista. Questi si vedra invitato a diradare le sue visite alla villa quando Micol decidera di chiudere ogni via ai possibili sviluppi di quell'affetto. Il rifiuto prelude alla tragica fine della famiglia: Alberto muore di una grave malattia; Micol e tutti i suoi vengono deportati in Germania e uccisi. Malnate cade in Russia. Per il narratore rimangono i ricordi brucianti di una stagione irripetibile.
Vai a Ferrara, è una bella città, l'ambiente dei Finzi-Contini lo ritrovi nelle mura, nei giardini, nelle stradine del centro. Sarà perchè ci abitava la mia mamma negli ultini anni, ma è una città a cui mi sono molto affezionata e anche questo romanzo, che ho voluto rileggere dopo la morte della mamma, ha contribuito a questo affetto. Atapo
RispondiEliminaQuando lo leggevo, ti pensavo... E prima o poi andrò a Ferrara
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