Non so come abbia "incontrato", oppure "conosciuto" Paul Auster, probabilmente da qualche rivista, ma è stato un incontro decisamente fortunato.
Questo libro mi è piaciuto veramente tanto. Finalmente. Ne sentivo davvero il bisogno, dopo tantissimi libri deludenti, uno che mi ha entusiasmata.
Il libro parla dell'amicizia fra un uomo e il suo cane in modo davvero nuovo.
Ho apprezzato veramente il continuo cambio di narratore: si passa da Willy (il padrone) e il suo flusso di coscienza a quello di Mr Bones (il Cane) in soluzione di continuità. I pensieri del padrone confluiscono nel cane e saldando il loro rapporto di amicizia e fedeltà, un rapporto tra pari senza servilismi.
Ho scelto questo libro per il titolo. "Timbuctù" mi evocava Africa, infatti è una città del Mali, stato a cui sono legata a doppia mandata in questo periodo, ma in questo libro Timbuctù è solo il nome esotico e misterioso e soprattutto evocatore che sostituisce il Paradiso. Willy è Ebreo, ma essendosi tatuato non potrà accedere al regno dei cieli, almeno così ho capito, e necessariamente occorreva un posto dove "vivere" dopo la morte e perché non a Timbuctù, luogo leggendario per secoli, di cui si è scoperta l'esistenza solo nel 1622, capitale lussureggiante del sultanato del Mali. A volte dei libri mi rimangono solo cose secondarie, ma spesso sono uste che mi entusiasmano e mi emozionano. Spero un giorno di andare anch'io a Timbuctù e trovare lì la Gilda che mi aspetta, perché Mr Bones ha molto in comune con la mia Gilda, anche se lei ha incontrato i veri padroni nella sua seconda vita e non nella prima.
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