Lo ammetto ho scelto questo libro per la copertina e per il titolo e non sono assolutamente rimasta delusa, anzi credo che rientri a pieno titolo tra i miei libri preferiti.
Avevo letto già qualcosa di Alan Bennett e non mi aveva entusiasmata, ma io sono quella delle seconde opportunità. E di solito non rimango delusa due volte.
Il libro è agevole, 95 pagine che si leggono tutte d'un fiato. Pur non citandola mai per nome si intuisce che la protagonista del libro è Sua Maestà la Regina Elisabetta II che casualmente riscopre il piacere della lettura che ovviamente è un passatempo mal visto a corte. Ovviamente la lettura è dannosa perché ci fa scoprire noi stessi, perché ci guida verso una consapevolezza che stride con le grande manovre mondiali. Leggere e studiare è pericoloso, meglio una massa ignorante che obbedisce. Quindi la sovrana non può istigare (instradare) il suo popolo alla lettura, sovvertirebbe l'ordine naturale delle cose. Per governare si ha bisogno di un popolo ignorate e la regina non può dare il cattivo esempio. Questo è il succo, dolce amaro, di questo splendido libro.
Ci vogliono tutti ignoranti, non lo dobbiamo permettere, dobbiamo leggere, dobbiamo resistere.
A una cena ufficiale, circostanza che generalmente non si presta a un disinvolto scambio di idee, la regina d’Inghilterra chiede al presidente francese se ha mai letto Jean Genet. Ora, se il personaggio pubblico noto per avere emesso, nella sua carriera, il minor numero di parole arrischia una domanda del genere, qualcosa deve essere successo. E in effetti è successo qualcosa di semplice, ma dalle conseguenze incalcolabili: per un puro accidente, la sovrana ha scoperto quegli oggetti strani che sono i libri, non può più farne a meno e cerca di trasmettere il virus della lettura a chiunque incontri sul suo cammino. Con quali ripercussioni sul suo entourage, sui sudditi, sui servizi di sicurezza e soprattutto sui lettori lo scoprirà solo chi arriverà all’ultima pagina, anzi all’ultima riga. Perché oltre alle irrefrenabili risate questa storia ci regala un sopraffino colpo di scena – uno di quei lampi di genio che ci fanno capire come mai Alan Bennett sia considerato un grande maestro del comico e del teatro contemporaneo.
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