Io adoro Philip Roth, ma il personaggio di Zukerman non riesce ad andarmi a Genio. Dopo Aver letto lo scrittore fantasma, il primo libro della serie, ora ho letto il secondo. Mi è piaciuto nella misura che potrebbe piacermi il peggior libro di Roth, ma anche no. Ho un rapporto contrapposto con questo libro. Per certi versi lo ho adorato, per altri odiato. E poi come mai appare sempre Anna Frank?
Zukerman è diventato ricco e famoso, ma anche assolutamente paranoico. E sono le sue paranoie a farla da padrona in questo capitolo. Anche se la sua cultura continua a tormentarlo. Cerca di staccarsi dalle radici ma è costretto a fare sempre i conti con l'ebraismo, in ogni sua tradizionale sfaccettatura.
La contrapposizione fra quello che era e quello che è trova il suo apice nella morte del Padre e nel faccia a faccia con suo fratello dopo il funerale.
Mi ha colpito poi l'aspetto di identificazione del pubblico con l'autore e il protagonista del libro. La maggior parte del pubblico tende ad identificare l'autore con il protagonista del libro, molte volte questo avviene in parte, spesso ha solo dei tratti, ma è un personaggio di fantasia. La scrittura meramente autobiografica è sempre dichiarata. Però chissà perché c'è sempre questa spinta...
Nathan Zuckerman, poco piú che trentenne, ha pubblicato un libro che gli ha fruttato un milione di dollari, ma la sua vita è nel caos. Cosa vuole da lui la gente che lo riconosce per strada, gli telefona e gli scrive, chiedendo favori o consigli, offrendo aiuto o minacciando addirittura di rapire sua madre? Le catene da cui credeva di essersi liberato continuano a tormentarlo. E mentre cerca di dimostrare di essere una persona responsabile e virtuosa, tutti lo scambiano per l'eroe perverso e «scatenato» del suo libro.
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