Pensare è fuori moda. Pensare è difficile. Conosciamo sempre meno parole quindi i nostri pensieri sono semplici, non abbiamo l’opportunità di formulare pensieri complessi.
Conoscendo così poco spesso ci capita di rispondere, di scrivere, cose abominevoli senza neanche p pensare al vero significato di quello che stiamo scrivendo. Prima di agire occorre ponderare, ma siamo nell’era dell’invio facile, del soprappensiero, del multitasking e quindi è naturale che scappi quello che in realtà non si vorrebbe dire, ma ormai si è detto. Certo si può ritrattare, un po’ sconcertati per la reazione altrui ma ormai si è detto, anzi scritto e già gli antichi sentenziavano scripta manent.
Mi capita sempre più spesso di vedere persone che ci rimettono per una battuta scritta in chat, battuta idiota che nessuno avrebbe notato se pronunciata nel contesto orale, ma diventata una cosa brutale se estrapolata da una chat scritta. Come ora la collega che ha scritto quel commento inopportuno sul Carabiniere morto a Roma. Spesso dimentichiamo il nostro ruolo sociale, siamo insegnanti e da noi tutti si aspettano correttezza in ogni caso, spesso però si cade in cattive acque per distrazione. Voglio pensare che sia stata solo distrazione e non intenzione. Con questo non voglio difenderla, ma spero che tutti i colleghi e tutti gli italiani ricomincino a pensare prima di scrivere, parlare, agire, condividere, ecc. Stiamo lentamente andando alla deriva con questi comportamenti compulsivi, occorre tornare a pensare. Per pensare in maniera complessa bisogna conoscere e come si conosce? Leggendo.
Abbiamo bisogno di leggere, leggere molto. 20 minuti al giorno in meno sui social in favore di un buon libro, ma anche di uno cattivo, l’importante è leggere.
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