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Il quindicesimo giorno

 

Sono ricoverata da 15 giorni ormai. Ho cambiato due ospedali, quattro letti e non ho ancora capito cosa mi aspetta. Mi hanno detto che nei primi giorni di ricovero sono stata vicinissima ad andare in terapia intensiva, ma ho ricordi vaghi e confusi, non mi sono resa conto di come stessi davvero.

Ho ancora l’ossigeno, non mi riesce di alzarmi dal letto.

Ho la polmonite e persino un versamento pleurico ma non prendo medicine perché sono alla trentesima settimana di gravidanza e sto aspettando di guarire da sola. Guarire da sola, in piena solitudine, perché sono in una stanza singola. Nessuna puerpera vuole dividere la stanza con me, hanno paura che attacchi il covid, peccato sia negativa da giorni e non possa attaccare niente a nessuno, ma la mala informazione regna sovrana e così ho vinto la stanza singola.

Viaggio in un mare di solitudine, è un mese che sono lontana da mia figlia, mai successo, mi manca come l’aria. Scaccio via il pensiero ogni volta perché non è giusto che una bambina stia lontana dalla sua mamma così tanto. Ma mi mancano tutti e tre, tutti in un posto diverso, impossibile vederci. Qui non entra nessuno, nessuno che possa farti compagnia almeno 10 minuti.

Telefonate e messaggi arrivano a centinaia al giorno, ti fanno sentire meno sola, ma non sono contatto umano.

In questa immensa solitudine riemergono spesso ricordi che avevo spinto in un angolo e che non volevo riemergessero mai. Credevo di aver dimenticato tutto, invece no, sono lì le cose... riemergono quando meno te lo aspetti. Sopportare il passare del tempo è impossibile quando sei oppressò da questi ricordi dolorosi. E la notte si popola continuamente di persone care scomparse. Sono venute tutte, una dopo l’altra, notte dopo notte.

E ci sono giorni in cui non trovo nemmeno la forza di reagire...

Ogni tanto me la prendo con chi vivendo come le pare mi ha costretta in questo  letto, lei che alla fine non ha avuto niente, solo una quindicina di giorni in casa e ora ha ripreso la sua vita in totale spensieratezza e libertà fra colazioni al bar e palestra. È proprio vero che la nostra libertà inizia dove finisce quella dell’altro. Avrei preferito non sapere chi ci ha contagiati, come il contagio è avvenuto, invece lo so benissimo e fa male.

Mi ci vorranno anni per rimettermi in sesto. I polmoni non saranno più gli stessi. Probabilmente non potrò mai più fare alcune cose, come tutte quelle camminate che facevamo. Con alcune persone poi le cose si sono rotte. Quando tornerò a casa ho una vita da ricostruire.

Commenti

  1. anche se solo virtualmente ti mando un grandissimo e calorosissimo abbraccio virtuale.
    devi essere forte per te e la baby girl che aspetti e per il resto della tua famiglia.

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