Questo libro ha generato in me sentimenti contrastanti.
Presente nelle bacheche di molte istagrammers che seguo non ho potuto fare a meno di leggerlo anch'io.
E' stata una lettura difficile per il tema trattato: una comune degli anni 60, la giovane, sola e pura Evie che vi si accosta e solo per un pelo non rimane immischiata in una cosa più grande di lei, comunque ne rimane marchiata a vita, più duramente che se avesse partecipato al masacro.
Si alternano scene piuttosto forti, scene che mi hanno turbata tantissimo, in queste sere ho fatto diversi sogni inquietanti. Certo non è un libro da leggere prima di andare a letto.
Il soggetto mi ha coinvolta parecchio perchè certe cose succedono ancora, con quelle cose ho a che fare ogni giorno a scuola. Storie così mi camminano davanti ogni giorno. Tante piccole Evie da tenere sott'occhio perchè non diventino tante piccole Suzanne. Tanti Russel nell'ombra che non conoscerò mai, grazie al cielo.
Ieri sera ho letto una critica pungente di Barricco. Lui lo stronca. Dice che è il prodotto della scuola di scrittura, di editor capaci, di lime e lime che hanno creato una prosa perfetta ma vuota, impersonale. Del resto Emma Cline è una donna e ha solo 27 anni, facile stroncare una ragazza che scrive bene, penso io, mentre gli editor dietro agli uomini fanno meno rumore.
Ho letto tanta letteratura americana, di qualità e di "commercio" ma questa vaquità, questa mancanza di personalità, questa prosa fredda fino all'inquietudine è una caratteristica che ho trovato in molti scrittori, primo fra tutto Jeffery Eugenides, specialmente nelle vergini suicide. Certi tematiche di droga, sesso, indifferenza di chi ti sta intorno, si estrema solitudine non possono essere descritte diversamente. Io non sono nessuno, il signor Barricco senz'altro è più titolato di me e in grado di emettere giudizi più valevoli, ma ora che l'ho finito mi sento di dire che invece questo libro vale. Non ci sono quei maledetti aggettivi qualificativi che tanto odio, la prosa è asciutta, chirurgica. Non evoca niente, è vero, deve evocare solo estremnma solitudine e inquietudine. E quell'angoscia si è fatta breccia dentro me come non mai.
Il libro è finito, ne sono uscita, tiro un sospiro di sollievo sperando di non trovarmi davanti, ancora, una piccola Evie da salvare.
Leggetelo, ma di giorno, non prima di dormire.
«Non appena mi cadde l'occhio sulle ragazze che attraversavano il parco, la mia attenzione restò fissa su di loro. Quella dai capelli neri con le sue accompagnatrici, la loro risata un rimprovero alla mia solitudine. Stavo aspettando che succedesse qualcosa, senza sapere cosa. E poi ecco».
Evie voleva solo che qualcuno si accorgesse di lei. Come tutte le adolescenti cercava su di sé lo sguardo degli altri. Un'occasione per essere trascinata via, anche a forza, dalla propria esistenza. Ma non aveva mai creduto che questo potesse accadere davvero. Finché non le vide: le ragazze. Le chiome lunghe e spettinate, i vestiti cortissimi. Il loro incedere fluido e incurante come di «squali che tagliano l'acqua». Poi il ranch, nascosto tra le colline. L'incenso, la musica, i corpi, il sesso. E, al centro di tutto, Russell. Russell con il suo carisma oscuro. Ci furono avvertimenti, segni di ciò che sarebbe accaduto? Oppure Evie era ormai troppo sedotta dalle ragazze per capire che tornare indietro sarebbe stato impossibile?
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