Mi ha intrigato il titolo da subito, visto probabilmente su instagram moltissimo tempo fa e poi lasciato lì nel kobo ad attendere il momento giusto che poi è arrivato.
Non avevo mai letto nulla di Sepulveda perchè lo ritenevo uno scrittore di favole e invece, come spesso accade, è uno scrittore in piena regola che si concede anche ad un pubblico più vasto.
Ho ritrovato l'eco dei romanzi di Gabriel Garcia Marquez che tanto mi piace, ma anche tantissimi temi importanti come i ricordi ed il presente, la bellezza della natura e la sua ferocia, la stupidità dell’uomo e la sua saggezza.
Non mi fermerò qui, continuerò a leggere i suoi libri.
Il vecchio Antonio José Bolivar vive ai margini della foresta amazzonica equadoriana. Antonio vi è approdato dopo molte disavventure che non gli hanno lasciato molto: i suoi tanti anni, la fotografia sbiadita di una donna che fu sua moglie, i ricordi di un'esperienza - finita male - di colono bianco e alcuni romanzi d'amore che legge e rilegge nella solitudine della sua capanna sulla riva del grande fiume. Ma nella sua mente, nel suo corpo e nel suo cuore è custodito un tesoro inesauribile, che gli viene dall'aver vissuto "dentro" la grande foresta, insieme agli indios shuar: una sapienza particolare, un accordo intimo con i ritmi e i segreti della natura che nessuno dei famelici gringos saprà mai capire.
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