Quest'anno abbiamo una nuova collega, tutta presa dal fervore organizzativo tradizionale. Per ogni scadenza vuole una commemorazione. Tutti la guardiamo con un po' di compassione, non ha ancora capito che da noi i problemi sono altri.
Ora è tutta presa dalla prossima scadenza, il 17 gennaio, la giornata della memoria. Ha partecipato persino ad un corso di aggiornamento in merito e si rammarica che ormai ci siano così pochi sopravvissuti in grado di incontrare i ragazzi.
Io la guardo.
Qualcuno la commisera.
Da noi i problemi sono altri.
Noi non siamo abituati a scomodare i testimoni di cose avvenute 70 e più anni fa, noi i testimoni li abbiamo fra di noi.
Quest'anno ho un ragazzo che viene dal Mali che molto probabilmente è stato detenuto in un killing field, alias campo di concentramento, in Libia per almeno 7 mesi e da minorenne. Ha subito violenze tali che non parla, non parla volentieri della sua vita di prima. Ne ho un'altro che porta addosso i segni evidenti di quelle violenze, segni fisici, denti che mancano, cicatrici ancora nuove.
Perché quindi parlare ancora dei nazisti, quando in mezzo a noi ci sono le vittime di nuovi crimini contro l'umanità che nessuno conosce?
Perché nessuno parla di questo?
Perché se si parla di immigrati si sentono solo ingiurie su di loro, di come si godono i soldi del governo in Hotel e rifiutano i pasti perché non troppo raffinati? Vorrei sapere se la gente che condivide a vanvera queste cose sappia davvero di cosa si sta parlando, se sappia davvero quale siano le reali condizioni di queste persone. Se sappia davvero perché sono scappate e perché si trovino qui. Io non so niente, niente di più di quello che a fatica e in italiano stentato mi hanno raccontato coloro che queste esperienze le hanno vissute in prima persona; mi chiedo solo come sia possibile che ci sia così tanta ignoranza, mi chiedo solo perché ci si rivolga anzi al passato senza aprire gli occhi al presente.
Ora è tutta presa dalla prossima scadenza, il 17 gennaio, la giornata della memoria. Ha partecipato persino ad un corso di aggiornamento in merito e si rammarica che ormai ci siano così pochi sopravvissuti in grado di incontrare i ragazzi.
Io la guardo.
Qualcuno la commisera.
Da noi i problemi sono altri.
Noi non siamo abituati a scomodare i testimoni di cose avvenute 70 e più anni fa, noi i testimoni li abbiamo fra di noi.
Quest'anno ho un ragazzo che viene dal Mali che molto probabilmente è stato detenuto in un killing field, alias campo di concentramento, in Libia per almeno 7 mesi e da minorenne. Ha subito violenze tali che non parla, non parla volentieri della sua vita di prima. Ne ho un'altro che porta addosso i segni evidenti di quelle violenze, segni fisici, denti che mancano, cicatrici ancora nuove.
Perché quindi parlare ancora dei nazisti, quando in mezzo a noi ci sono le vittime di nuovi crimini contro l'umanità che nessuno conosce?
Perché nessuno parla di questo?
Perché se si parla di immigrati si sentono solo ingiurie su di loro, di come si godono i soldi del governo in Hotel e rifiutano i pasti perché non troppo raffinati? Vorrei sapere se la gente che condivide a vanvera queste cose sappia davvero di cosa si sta parlando, se sappia davvero quale siano le reali condizioni di queste persone. Se sappia davvero perché sono scappate e perché si trovino qui. Io non so niente, niente di più di quello che a fatica e in italiano stentato mi hanno raccontato coloro che queste esperienze le hanno vissute in prima persona; mi chiedo solo come sia possibile che ci sia così tanta ignoranza, mi chiedo solo perché ci si rivolga anzi al passato senza aprire gli occhi al presente.
Al giorno d'oggi l'informazione è social, quindi nessuno si mette in testa di conoscere o approfondire e l'ignoranza dilaga. Più mi bagno in questo mare d'ignoranza più mi arrabbio, più faccio per evitare che questa sia l'unica verità a disposizione delle mie figlie, dei miei alunni.
Dovremmo cercare tutti di guardare al di là del pc, al di là della convenienza e cercare la verità.
Purtroppo internet e i social sono un mezzo che troppo spesso, per non dire quasi sempre, viene usato a vanvera e di condivisione in condivisione si arriva alla follia.
RispondiEliminaDicono che sia il rovescio della medaglia della libertà di parola, dove ognuno può dire la sua e fa leva sulL'ignoranza altrui
RispondiEliminaQuesto post, a mio umile parere, stava bene "di là". Perchè ci torni così di rado? Ora preferisci "soggiornare " in questa casa? Atapo
RispondiEliminahai ragione, solo che ho dimenticato la password per entrare nell'altro e in pratica riesco ad accedervi solo attraverso il Mac. Quindi quando non posso aprire quello devo per forza scrivere qui. Questo post mi faceva prudere le mani, non potevo attendere... ma prima o poi scrivo anche di là, intanto ti leggo sempre
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