Oggi Scurati butta lì una domanda, una domanda a cui uno scienziato non può rispondere perché coi dati in suo possesso non può preveder cosa accadrà. Un umanista invece raccoglie le paure dell’uomo e cerca di dare una risposta.
Finirà?
Anch’io inizio a nutrire dubbi. Inizio a pensare che dovremmo rivedere la nostra vita in ottica di una pandemia perenne. Ma in che modo? Abituarci a nuove abitudini come il distanziamento, la mascherina, l’igenizzazione delle mani, oppure accettando il rischio della malattia? Il rischio della morte? Oppure limitandoci nelle attività sociali?
Non lo so, ho pagato un prezzo molto alto durante la pandemia e sinceramente non so cosa devo ancora perdere per poter preservare la salute, anche se ne ho perso un bel pezzo. Vorrei tutto finisse, ci ho messo tutto il mio impegno, ma non basta. Vorrei solo avere una vita normale. È così difficile avere un po’ di felicità?
Rimetto questo pensiero in un angolo, perché davanti alla prospettiva di un lungo terzo inverno pandemico, spero sempre in una primavera di rinascita.
Questa è la dimostrazione che la scienza nulla può di fronte alla natura, ma non credo che sia una scienza così ingenua da non saper fare previsioni. Io dal canto mio, nonostante abbia fatto il vaccino, ho la vaga sensazione che la strada intrapresa non ci sta portando da nessuna parte, perché una soluzione che dura una manciata di mesi, non mi sembra una soluzione...al punto in cui stiamo ora, direi che per il nostro futuro è tutto irrisolto!
RispondiEliminaforse dovremmo imparare a convivere con tutte queste cose e questi richiami continui
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