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Un decennio di illusioni, sarà davvero una "Buona Scuola"?

Questo ultimo anno per me è stato al cardiopalma.
Da quando è uscito l'aggiornamento delle GaE lo scorso anno non vivo più.

"Mi assumeranno o pure no?" È la domanda che mi si pone e mi pongo più di frequente e purtroppo non so mai cosa rispondere.

Intanto a Luglio 2014 la prima batosta, da prima che ero nel 2010 sono passata nel 2014 alla terza posizione.  Fino all'otto settembre ho pianto perché credevo, dopo anni di insegnamento, di rimanere a casa disoccupata.
Invece la svolta.
Il nuovo inserito non si presenta, c'è una cattedra disponibile e il secondo in graduatoria decide di spezzare.
Per grazia ricevuta ricevo 12 ore, la mia cattedra di sempre che,  preriforma Gelmini era di 20 ore, ora ridotta a 12, sono 8 anni che occupo lo stesso posto. 12 ore non sono il massimo, ma meglio che niente.

La gioia di lavorare in novembre si trasforma in euforia dopo la sentenza della corte europea.
Svanita l'euforia iniziale, inizia l'ansia.
Cosa ne faranno di me?

Da Gennaio in poi di consiglio dei ministri in consiglio dei ministri ho atteso il decreto per la mia assunzione.
Colpo di scena: proprio all'ultimo niente decreto.
Un disegno di legge.
Un iter più lungo.
E io, oggi più che mai, ho paura di essere fra gli esclusi.
Tutti mi dicono di no.
Ma finché non vedo non credo. 
Finché non firmo io non credo più a niente.

Anzi oggi sono a dirmi "se sono fuori che faccio?".
Ho investito tutta la mia formazione sulla scuola, è una formazione molto settoriale che non so che validità abbia al di fuori della pubblica amministrazione.
Ho speso i miei migliori anni lavorativi nella scuola, 10 lunghissimi anni, e ora trentaseienne non me la sento di diventare spazzatura.
Se non entro a scuola cosa potrei mai fare?
Troppo grassa per fare la commessa e anche troppo vecchia, ahimè, ormai.
Rimangono le pulizie e nemmeno in quello sono forte, anzi, faccio schifo e avrei una concorrenza spietata.

Inutile dirlo la mia vera paura è quella di rimanere a casa. E credetemi non è per lo stipendio, ma è per quella gioia che provi a fare il lavoro che hai sempre sognato, per cui hai studiato, a cui hai dedicato una vita intera.

Io so che ce la farò prima o poi ad essere un'insegnate di ruolo. Lo so. Quello che mi spaventa è la strada che devo ancora percorrere: è incerta, piena di insidie, di trabocchetti. Questa incertezza ti fa perdere la speranza,   ti rovina il presente, ti corrode dentro. Ti mette l'uno contro l'altro.
Spero finisca il più presto possibile.

Devo solo ritrovare la me stessa sognatrice, la me stessa ottimista, che credeva che tutto sarebbe stato possibile solo desiderandolo.

Commenti

  1. La tua te stessa sognatrice, una volta ritrovata (credo che sia più vicina di quanto tu creda) non la mollare più. Invitala a prendere con te almeno un caffè ogni giorno...e lascia che ti restituisca un pò della ficducia che le nostre istituzioni stanno minando!
    Un abbraccio e buon we <3

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