Tra le mie donne in bianco non poteva mancare Giovanni Boldini con il ritratto di Ritratto di M.me Charles Max. Proprio in questo periodo è allestita una mostra su Boldini a Forlì e sinceramente avrei voluto proprio vederla in occasione del mio week-end a Ravenna, ma purtroppo bisogna fare delle scelte, non si può sempre vedere tutto e così mi sono saltata il più famoso degli Italiani a Parigi e questa stupenda mostra che ha l'intento di attirare attenzione su questo artista poco noto alla critica Italiana e di rinnovarne quindi gli studi. Negli anni passar bolidi non è mai stato "amato" da certa critica d'arte... anzi... diciamo che non è mai stato apprezzato. Invece ci restituisce l'immagine precisa della Parigi della Belle Epoque, i tessuti scintillanti, la vivacità e i sorrisi di allora.
Il fascino della venere di Milo di esemplifica, a mio avviso, in quest'opera di Dalì. Dalì riproduce la Venere inserendo dei cassetti nella testa, nei seni, nella pancia e su un ginocchio. Aggiunge ai cassetti un pomello di pelliccia che ci invita ad accarezzarlo per rinvigorire la sessualità repressa dalla diffusa morale cristiana. I cassetti sarebbero i nostri segreti più intimi che solo oggi la psicoanalisi è in grado di aprire. Ma secondo Breton i significati sarebbero altri e per i dadaisti non significa semplicemente niente, anzi qualcuno suppone che ci sia lo zampino di Duchamp in questa opera di Dalì...
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