Grazie al listone del mio collega sto colmando le lacune della mia formazione, non troppo classica, ma sicuramente molto medievale, leggendo quello che lui consiglia ai suoi alunni prima del diploma.
Quindi leggo qui e là cosette che possano interessarmi.
Oggi è toccato ad Aristofane. Sì è bello pavoneggiarsi in spiaggia con Aristofane in mano piuttosto che con l'ultimo romanzetto rosa, lo ammetto. Anche se tengo sempre un profilo basso, questo sicuramente mi conferisce lustro tra i vicini di ombrellone ;), della serie "chissene frega" a me non mi importa più di tanto quello che pensa la gente.
E come ogni volta che ho un classico greco fra le mani non posso che constatarne l'estrema modernità e attualità del testo nonostante i duemila e più anni che il testo ha.
Le 'Rane', come ha sottolineato Raffaele Cantarella nella sua Premessa, "hanno un valore documentario di enorme importanza per la sua cultura ateniese nel suo momento più splendido e pericoloso; perché esprimono sul problema dell'arte posizioni e concetti originali che dovranno finalmente essere studiati in tutto il loro valore, al di fuori di certi schemi tradizionali; perché contengono la valutazione critica di gran parte della poesia greca; perché costituiscono come il testamento poetico e politico di Aristofane, di cui riassumono e giustificano tutto quanto egli credette e amò e detestò in funzione del suo solo e vero amore: che fu, nella realtà e nel sogno, la sua città inimitabile e unica. E tutto ciò nella ritrovata felicità di una invenzione originale, di un'efficace potenza drammatica, di una vera comica festosa, di un'aspirazione lirica che ritornava alle ore lontane e perdute delle 'Nuvole' e degli 'Uccelli'. Ma che, ora, si tingeva della tristezza presaga e sconsolata della fine."
http://www.einaudi.it/libri/libro/aristofane/rane/978880644305
Commenti
Posta un commento