Riguardando i post passati mi rendo conto che molti dei libri che ho letto non mi sono piaciuti.
Bene anche questo è uno di quelli.
Ho preso questo libro perché di solito i libri che legge Simona Minime mi piacciono sempre e presa da panico "oddio ora che leggo" ho preso questo.
La storia è carina, il libro scivola via in un men che non si dica, ma mi ha lasciata totalmente indifferente. Non colgo questo tipo di comicità. Questo humor inglese che fa riflettere sulla mediocrità degli esseri umani. O per lo meno mi lascia spazientita, non mi fa riflettere come forse invece capita ad altri.
"La gente...può fare a meno di tante cose; il problema è che non riesce a non andare a comprarle"
Questa frase poi mi ha lasciato un segno profondo. Mi ha fatto riflettere sulla mia mania di conservare, di tramandare e la gioia che provo quando mi ritrovo certe cose... la riflessione qui si fa dura e complicata, e forse non voglio dire che questo libro mi è piaciuto proprio perché la mia attenzione si è focalizzata sulla mia propensione all'accumulo, tasto che non voglio minimamente toccare.
Credo che leggere libri che non piacciono aiuti molto di più che leggere libri che ci piacciono che ci trasportano. Devo dire che in lettura mi piace sperimentare, scoprire e per farlo bisogna provare di tutto. Spesso un libro tocca tasti che nella realtà non abbiamo voglia di toccare, perché l'esito non ci piacerà, mentre un libro lo tocca, e io lo lascio fare, perché non abbandono i libri.
Se avete un paio d'ore che volete dedicare alla riflessione, qualsiasi tipo di riflessione, allora questo libro fa per voi.
Commenti
Posta un commento