Ogni tanto torniamo al paese, anche se la casa è ancora inagibile e la data del ripristino continua a slittare all'infinito.
Dal terremoto del 2013 aspettiamo che i miei genitori si decidano ad aggiustarla ma niente.
Così noi ogni tanto veniamo, apriamo un po', facciamo prender aria a questi muri in modo che non si rovinino del tutto e poi ce ne stiamo al fresco nel l'aia finché non viene sera.
Le bambine giocano nell'aia coi miei giochi di una volta.
Oggi si sono messe le vecchie divise del papà e giocano ai pompieri. Rachele si fa accompagnare da un cane di peluche e parte per il terremoto a cercare la gente sotto le macerie. È incredibile come le cose che le angosciano tornino sotto forma di gioco. Infatti Vittoria gioca al pompiere che non può partire, quello che rimane in caserma mentre tutto vanno al terremoto, proprio come è successo al papà .
Io le spio, leggo un po', mi piace da matti osservarle mentre giocano con niente, scalze e anche decisamente sporche. Il bello dell'infanzia è questo: piedi scalzi, un cortile, qualche oggetto che stuzzichi la fantasia.
Se solo potessimo fermarci qualche giorno immagino che prenderebbero confidenza col paese, metterebbero la testa fuori dall'aula e correrebbero tra gli orti e i campi in cerca di avventura, come facevamo noi quando eravamo piccoli.
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