Non so se questo libro mi sia piaciuto oppure no. La narrazione si sposta in diversi periodi della vita del protagonista. Si parla del presente, del passato prossimo e del passato remoto. I vari passaggi non sono legati fra di loro e devo dire che perdevo spesso il filo. La prosa è aulica, non secca e grezza, insomma ruvida come piace a me. Troppe parole, troppi aggettivi, Troppo.
Insomma un problema di linuga più che di contenuto.
Insomma un problema di linuga più che di contenuto.
Il contenuto mi è anche piaciuto: un padre che cerca di spiegare la vita ad un figlio che vita non ha attraverso la letteratura greca.
Fra le righe spiega perchè i greci sono così attuali, perchè ci parlano in maniera così diretta ed esplicita dopo 3000 anni.
Ci sono moltissimi spunti di riflessione, ma io essendo donna senza lettere , conosco poco latino e sono completamente digiuna di greco, non posso afferrare pienamente e quando si parla di qualcosa che non conosco sopraggiunge indomita la noia.
Le parole febbrili che un padre rivolge al figlio, per
dirgli - prima che sia troppo tardi - quello che passa e quello che resta di un uomo. E per dirglielo nel
modo che sente più suo: viaggiando con lui tra i versi dei lirici e tragici greci, che da sempre illuminano
ogni cosa. Perché è lì, in Grecia, che tutto ha avuto inizio.
Un romanzo impetuoso e poetico sull'amore per i libri e per la vita. Per saperne di più qui
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