Ho deciso di indagare a fondo la letteratura italiana del 900 come non facevo da anni, scoprendo chicche ormai dimenticate tutte da assaporare.
Il primo candidato è Massimo Bontepelli, autore semisconosciuto, rimosso dalla memoria popolare, autore di diversi testi, nato in quel di Como un secolo prima di me. Il padre era un ingegnere ferroviario che ha regalato a MAssimo un'infanzia e un'adolescenza da nomade attraverso la costruzione delle ferrovie in Italia. Laureato in lettere Massimo fu un collega "precario" che provò per due volte il concorso per insegnanti e lo fallì entrambe le volte. Sembra una storia di oggi, invece è passato più di un secolo. La sua produzione è abbondante e io ho scelto di leggere la vita intensa, una specie di romanzo, o meglio, un romanzo sperimentale, composto da 12 raccondi che vogliono essere a loro volta dei romanzi d'avventura. Inutile dire che questi racconti sono esilaranti. Ben scritti, con una prosa asciutta e priva di orpelli, i racconti volano via uno dietro l'altro e qualche risata è assicurata.
Ho fatto una bella scoperta, spero non sia l'ultima perchè infondo sono stufa di tutte queste novità prive di significato e mal scritte. Anche se il libro è uscito quasi 100 anni fa, è attualissimo e davvero bello. Lo consiglio vivamente a tutti.
Un romanzo incredibilmente moderno e ironico: la frenesia dei milanesi messa alla berlina fin dal 1919. Nel 1919, infatti, la vita a Milano è già intensa. Nella "capitale morale d'Italia" si muovono frenetiche e zigzaganti sagome di personaggi, colte nell'affannoso - e forse un po' ridicolo - atto di dedicarsi alle proprie attività, siano queste concrete o pure divagazioni dell'io: la tabaccaia, il signore con la valigia, la "donnagelosa", il correttore di bozze. Mentre una voce narrante monta, smonta e rimonta le loro azioni in una sorta di metaromanzo, va in scena un tableaux vivant di caratteri e di tecniche narrative, di cui Massimo Bontempelli fa una parodia lucida e affilata per disgregare il tessuto ideologico di un'epoca e mettere in risalto quei vizi che ancora oggi affliggono l'uomo. Nella suo avanguardismo, non soltanto formale, è una delle prove più felicemente sperimentali della letteratura novecentesca. Come sostiene Carlo Bo, "fedele alla sua dimensione, Bontempelli porta con sé tutto il necessario per dimostrare una sorprendente vitalità o, per essere più esatti, la sua capacità di risposta al senso della vita pura, chimicamente pura".
Il primo candidato è Massimo Bontepelli, autore semisconosciuto, rimosso dalla memoria popolare, autore di diversi testi, nato in quel di Como un secolo prima di me. Il padre era un ingegnere ferroviario che ha regalato a MAssimo un'infanzia e un'adolescenza da nomade attraverso la costruzione delle ferrovie in Italia. Laureato in lettere Massimo fu un collega "precario" che provò per due volte il concorso per insegnanti e lo fallì entrambe le volte. Sembra una storia di oggi, invece è passato più di un secolo. La sua produzione è abbondante e io ho scelto di leggere la vita intensa, una specie di romanzo, o meglio, un romanzo sperimentale, composto da 12 raccondi che vogliono essere a loro volta dei romanzi d'avventura. Inutile dire che questi racconti sono esilaranti. Ben scritti, con una prosa asciutta e priva di orpelli, i racconti volano via uno dietro l'altro e qualche risata è assicurata.
Ho fatto una bella scoperta, spero non sia l'ultima perchè infondo sono stufa di tutte queste novità prive di significato e mal scritte. Anche se il libro è uscito quasi 100 anni fa, è attualissimo e davvero bello. Lo consiglio vivamente a tutti.
Un romanzo incredibilmente moderno e ironico: la frenesia dei milanesi messa alla berlina fin dal 1919. Nel 1919, infatti, la vita a Milano è già intensa. Nella "capitale morale d'Italia" si muovono frenetiche e zigzaganti sagome di personaggi, colte nell'affannoso - e forse un po' ridicolo - atto di dedicarsi alle proprie attività, siano queste concrete o pure divagazioni dell'io: la tabaccaia, il signore con la valigia, la "donnagelosa", il correttore di bozze. Mentre una voce narrante monta, smonta e rimonta le loro azioni in una sorta di metaromanzo, va in scena un tableaux vivant di caratteri e di tecniche narrative, di cui Massimo Bontempelli fa una parodia lucida e affilata per disgregare il tessuto ideologico di un'epoca e mettere in risalto quei vizi che ancora oggi affliggono l'uomo. Nella suo avanguardismo, non soltanto formale, è una delle prove più felicemente sperimentali della letteratura novecentesca. Come sostiene Carlo Bo, "fedele alla sua dimensione, Bontempelli porta con sé tutto il necessario per dimostrare una sorprendente vitalità o, per essere più esatti, la sua capacità di risposta al senso della vita pura, chimicamente pura".
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