Questo è il terzo racconto lungo o romanzo breve della trilogia del ritorno di cui fanno parte L'amico ritrovato e Un'anima non vile.
Come gli altri due è un testo molto duro sulla Shoah, Simon torna nella sua città in Germania e non riesce a perdonare coloro che si sono sporcati le mani con il sangue ebreo.
Allo stesso tempo illustra i sentimenti dei tedeschi, che non sanno assolutamente giustificare l'Olocausto se non con luoghi comuni quali "non sapevamo", "eseguivo gli ordini, come potermi oppormi", ecc.
Libello snello per riflessioni molto profonde.
Simon Elsas torna in Germania, nella sua città natale, che aveva abbandonato trent'anni prima per sfuggire alla persecuzione razzista. I brucianti ricordi lo inducono a fermarsi nei luoghi della sua gioventù, forse per cercare risposte ai dubbi della memoria. Nell'arco di ventiquattr'ore incontra i vecchi compagni di scuola, sfigurati dalla guerra; poi Charlotte, il suo grande amore, anch'essa segnata dal tempo. Ma su tutti grava l'orribile sospetto di complicità con il regime nazista e la ferita di Simon non può richiudersi.
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