Ci sono stati momenti della mia vita in cui non ho creduto in niente.
Altri in cui ho creduto nelle favole e nei mondi fantastici.
Ci sono stati momenti in cui ho desiderato ardentemente credere ma non riuscivo.
Ci sono momenti in cui ho avuto bisogno di Dio è solo in lui ho trovato consolazione.
Ci sono stati momenti in cui ho creduto molto e pregato.
Ci sono stati momenti in cui i miei interrogativi mettevano in dubbio l'impalcatura delle mie credenze.
Ci sono stati momenti in cui queste impalcature sono crollate.
Momenti in cui ho guardato queste macerie inerme interrogandomi sulla loro funzione.
Oggi penso che sia impossibile negare la presenza di Dio.
Perché penso a tutto questo? Recalcati con la sua teoria del complesso di Telemaco mi sta facendo riflettere moltissimo. Anche troppo.
Mettere in moto il cervello, favorire l'introspezione, mi fa pensare a un milione di cose specialmente a questa. A Dio, al concetto di divinità, alle credenze, a me stessa e alle mie radici. Per me le radici, la famiglia e le tradizioni sono le cose più importanti e non credo riuscirò mai a negarle. Posso non condividere ma mai negare. Sono ferma nei miei principi da molti anni, sicura sulla mia strada, uno sguardo indietro e cento avanti. Non ho bisogno di illuminazioni e false promesse, non ho bisogno di sofferenze ma solo di promesse di redenzione. La vita senza redenzione non ha senso. Almeno per me. Le mode mi scivolano addosso, non mi avranno mai. È molto più controcorrente questo mio essere che l'omologazione odierna verso l'Oriente. Non mi faccio influenzare dalle singole mode. Rimango ferma nelle mie convinzioni e sono entusiasta di questa mia coerenza.
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