Quest'anno Pop Sugar sta cercando in tutti i modi di farmi leggere gialli, polizieschi & co., ma con scarso successo. Nonostante sia molto affezionata al Nord, al grande Nord, non leggerò un Nordic Noir ovvero un poliziesco scandinavo dallo stile realistico con una vena oscura e moralmente complessa, per capirci i libri di Stieg Larson, Jo Nesbo e Peter Hoeg per citare i più famosi e conosciuti dal grande pubblico, ma io consiglio agli amanti del genere di spulciare il catalogo Iperborea. Mi piacciono molto i libri lunghi e stretti, quasi salvaspazio, tipici di Iperborea. Non leggo Nordic Noir, ma favole, che sanno essere spietate e noir come neanche immaginate.
Il fascino della venere di Milo di esemplifica, a mio avviso, in quest'opera di Dalì. Dalì riproduce la Venere inserendo dei cassetti nella testa, nei seni, nella pancia e su un ginocchio. Aggiunge ai cassetti un pomello di pelliccia che ci invita ad accarezzarlo per rinvigorire la sessualità repressa dalla diffusa morale cristiana. I cassetti sarebbero i nostri segreti più intimi che solo oggi la psicoanalisi è in grado di aprire. Ma secondo Breton i significati sarebbero altri e per i dadaisti non significa semplicemente niente, anzi qualcuno suppone che ci sia lo zampino di Duchamp in questa opera di Dalì...
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