Mi ostino a ricercare il momento preciso in cui ho perso il controllo su me stessa. Ripercorro a ritroso il tempo e vedo step dopo step tutto quello che non è andato, ma non so per certo quando èiniziato. Un lungo stillicidio di azioni che hanno agito sul mio autocontrollo , sulle mie certezze. E ora non controllo niente, e ora faccio solo fatica a vivere normalmente, a non credere che tutto il mondo sia contro di me. Vorrei solo poter evadere, vorrei solo che mi fosse offerta una via di fuga. Mi pesa essere l’unica a dover per forza rimanere in mondo in cui a tutti è concesso scappare.
   Questo dipinto è stato concepito nel 1875 a Barbizon da Max Liebermann,  ma l'ho scelto perché mi ricorda le estati della mia infanzia quando anch'io raccoglievo patate e quando la fattoria dei miei bisnonni non era ancora meccanizzata. Non sto parlando di millenni fa, ma delle estati della seconda metà degli anni 80, quando tutti davano una mano. Gli uomini davanti con la zappa e le donne e i bambini dietro con i sacchi di iuta a raccogliere le patate. Il ricordo è in me vivido e veramente poco diverso da questo dipinto di 90 anni precedente. Sullo sfondo una carrozza, molta gente che lavora. Ecco nei miei ricordi almeno si raggiungevano i campi con il trattore, tutti dentro alla ribalta pronti al lavoro.
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