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Perché odio i compiti

Ho smesso di dare compiti tradizionali nel 2009 quando ho passato le vacanze a Zanzibar e nel mio villaggio c’era una bambina che aveva l’età che ha mia figlia oggi e le ho visto passare tutta la vacanza dall’altra parte del mondo seduta al tavolo a fare i compiti. 
I bambini del villaggio passavano tutto il giorno in spiaggia a giocare, a fare snorkeling, in piscina, nel campo di pallavolo, mentre lei aveva sempre i libri in mano e non credo per scelta. Da quel momento ho preso una decisione personale, non avrei mai più dato i compiti. 
Ho pensato che quando ero piccola stavo sempre con mia nonna che aveva fatto si e no la terza elementare e non era in grado di aiutarmi in niente e durante le vacanze mi sbatteva fuori di casa a giocare e fare esperienze. 
Io non ricordo di aver mai fatto compiti, o almeno non ricordo di averne avuti così tanti come mia figlia, e nemmeno mia mamma se ne ricorda.
Mi ricordo che la maestra mi dava compiti come: inventa dieci operazioni, inventa un problema come quello che abbiamo fatto in classe, inventa un tema oppure scrivi quello che hai fatto ieri. Mi rendo conto che al giorno d’oggi per privacy non si potrà più fare, ma i miei compiti erano creativi, per nulla noiosi e soprattutto la maestra li controllava e mi ricordo che c’era su a sorta di gara per chi aveva inventato il problema più bello, o l’operazione più difficile. Così i compiti erano anche divertenti.  
Sulla base della mia esperienza di alunna ho cercato anch’io di dare compiti divertenti e volontari, spesso accade che tutti hanno piacere di farlo, perché è divertente e soprattutto non obbligatorio. Mentre invece trovo che le mie figlie siano sobbarcate da una mole inutile di compiti ogni volta, che siano esattamente come la bambina dì Zanzibar, obbligate a passare le vacanze chiuse in casa a fare i compiti e noi con loro. Grazie al cielo hanno raggiunto alto grado di autonomia ma per fare tutti quegli esercizi ci vuole tempo e togliendo il tempo da passare coi parenti per le feste i giorni liberi sono pochi e li abbiamo passati tutti sui libri in barba alle indicazioni del ministro.
Avrei voluto andare in qualche Museo, ma avevamo i compiti.
Volevo visitare qualche cittá d’arte, ma avevamo i compiti.
Volevo fare passeggiate nella natura, ma avevamo i compiti.

Vorrei sapere se l’insegnate di inglese di mia figlia si è divertita a New York o se si è portata dei compiti da correggere invece che andare al Moma, per esempio.
Vorrei sapere se l’insegnante di matematica di mia figlia ha fatto buone feste.
Vorrei sapere se gli insegnanti di Italiano, di Spagnolo, di Arte e Immagine, e perfino di Religione hanno potuto fare quello che più desideravano durante le vacanze. 
Perché noi no, grazie a tutti i compiti che hanno dato in barba all’appello del ministro. E non fate polemica, perché i compiti equilibrati esistono, e non è per niente equilibrato dare 30 problemi di geometria ad una bambina di seconda media per le vacanze di Natale. Anche perchè questi 30 problemi non verranno corretti, il 7 gennaio si entrerà in classe e si andrà avanti con il programma.  Se ci fossero solo 30 problemi di geometria sarebbe tutto a posto, ma ripeto c'è l'insegnante di Italiano, Storia, Geografia, Inglese e perfino quello di Religionr, ognuno dei quali si è arrogato il dirtto di dare una cosa da fare. Perchè è giusto dare i compiti, perchè le vacanze sono troppe, perchè gli studenti italiani non fanno niente. Io sono diversa. Io sono un'isegnante diversa, mi rifaccio ad altra pedagogia, ad altra filosofia.  Vi posso assicurare sia da mamma che da profe che i 30 problemi serviranno solo ad allontanare mia figlia dalla matematica. Ne avesse avuti solo 5 avrebbe imparato di più. E questo vale anche per le frasi di analisi logica, per la parafrasi della Divina Commedia e per tutto quello che aveva da fare.
Non conta la quantità ma la qualità.
Non conta la quantità ma la passione con cui lo fai. 

 

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