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L’inconfondibile tristezza della torta al limone, Aimee Bender




Alla vigilia del suo nono compleanno, la timida Rose Edelstein scopre improvvisamente di avere uno stranodono: ogni volta che mangia qualcosa, il sapore chesente è quello delle emozioni provate da chi l’hapreparato, mentre lo preparava. I dolci della pasticceriadietro casa hanno un retrogusto di rabbia, il cibo dellamensa scolastica sa di noia e frustrazione; ma il peggioè che le torte preparate da sua madre, una donnaallegra ed energica, acquistano prima un terrificantesapore di angoscia e disperazione, e poi di senso dicolpa. Rose si troverà così costretta a confrontarsi con lavita segreta della sua famiglia apparentemente normale,e con il passare degli anni scoprirà che anche il padree il fratello – e forse, in fondo, ciascuno di noi – hannodoni misteriosi con cui affrontare il mondo.

Ho letto una recensione di questo libro su Google+ e la voglia di leggerlo è stata tanta. Pensavo fosse un libro profumato, il titolo mi ha veramente tratta in inganno, perché non si tratta di un libro leggero, non si tratta di una storia d'amore e soprattutto non c'è nemmeno il lieto fine.

A dire il vero il libro non finisce. Rimane sospeso. E a dire il vero per un po' mi sono chiesta quale era il senso di questo libro. Nelle prime pagine mi è sembrato avere fra le mani un libro che parla del sogno americano al contrario, come nei libri di Anne Tyler. Poi a circa metà si è trasformato diventando qualcos'altro, qualcosa che non so definire, ma leggendo varie critiche qui e là viene definito "surrealismo" oppure da altri "realismo magico".
La protagonista, Rose Edelstein, scopre di avere la capacità di sentire le emozioni di chi prepara il cibo. Quindi la prima parte del romanzo grava tutta sull'impossibilità di mangiare, di nutrirsi, di Rose e il tentativo di condurre una normale esistenza nonostante questo difetto. Nella più totale assenza di comunicazione in famiglia scopre che anche il padre e il fratello sono affetti da questi strani doni e con essi convivono o almeno sopravvivono. Il padre da una parte ha deciso di tagliare fuori dalla sua vita ogni magia e si comporta come un automa. Il fratello si isola cercando di capire questo suo dono, oppure di conviverci, oppure di comprenderlo, per poi soccombere ad esso in maniera assolutamente inspiegabile. Scompare o si tramuta in sedia decidendo di non essere mai più uomo? Allora qual è il suo dono? Sentire il dolore degli altri? Fondersi con gli oggetti? Boh... io questo non l'ho capito davvero. 
Tra tutti questi perdenti solo Rose emerge, solo Rose cerca di dare un senso alla sua vita.
Per arrivare a questo ho dovuto rifletterci su almeno due ore. 
E io che credevo che fosse una lettura di evasione.
Adatto a chi ha voglia di pensare, adatto a chi non si addormenta leggendo (credo di essermi persa delle cose importanti proprio mentre mi addormentavo con il kobo in mano).


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