Lo ammetto, avevo riposto tantissime speranze in questo libro, che sono state ampiamente disilluse nonostante gli avvertimenti.
Credevo di trovarci chissà quale aneddoto, invece Alice parla solo delle circostanze in cui ha scoperto questi piatti, non ci dice altro, non fa nomi e cognomi. Niente. Parla sempre e solo di amici, non di chi essi siano.
Sinceramente leggendolo mi è venuta molta fame, ma le ricette contenute sono per me difficilissime. Troppo elaborate, non adatte ai palati semplici della mia famiglia.
Io cucino velocemente, i piatti complicati non li gradiamo.
Forse sono troppo mediterranea?
Forse è perché non sono per niente una donna di casa?
Non lo so.
Sono Molto Gertrude e poco Alice, questo è poco ma sicuro.
Solo alla fine riporta delle ricette consigliate dagli amici, ma senza alcun aneddoto o spiegazione.
Ho sorriso, quando ho visto che Fernanda Pivano le ha passato la ricetta del pesto.
con il loro salotto artistico e letterario - che negli anni tra le due guerre era frequentato, tra gli altri, da Picasso, Picabia, Matisse, Braque, Hemingway, Fitzgerald, Sherwood Anderson - Alice B. Toklas e Gertrude Stein hanno fatto un pezzo di storia. Ma quando, dopo la morte di Gertrude, un editore chiese ad Alice di scrivere le sue memorie, lei si schermì dicendo che al massimo sarebbe stata in grado di scrivere un libro di cucina. L'editore promise di accontentarsi, ma Toklas fece molto di più. Uscito nel 1954 in America con il titolo "The Alice B. Toklas Cook Book", "I biscotti di Baudelaire" è una raccolta di ricette e di ricordi non solo culinari, di aneddoti divertenti, di convinte opinioni su questioni gastronomiche ma anche artistiche, di viaggi tra Francia e America, di pranzi e cene a casa di artisti bohémien ma anche di ricchi e famosi. E così ecco i piatti, le idee, gli spunti di ricette che Alice condivideva con gli amici: il branzino di Picasso, per esempio, decorato con uova sode, tartufi ed erbe tritate ("Quando lo servii Picasso diede in esclamazioni di meraviglia. Poi aggiunse: Non sarebbe stato meglio prepararlo in onore di Matisse?"), le uova alla Francis Picabia ("il solo pittore da cui riuscii mai ad avere una ricetta"), le mele glassate di Cecil Beaton, la crema di Josephine Baker, la minestra di alloro di Dora Maar, il caffè di James Joyce e quegli incredibili biscotti di Baudelaire...
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