Ho letto questo libro per la scuola e mi ha toccato nel profondo.
A scuola abbiamo letto alcuni brani, poi io a casa l'ho letto tutto, non di un fiato, ma poche pagine per volta perché proprio non riuscivo. Mentre leggevo pensavo a tante storie che conosco in prima persona e sinceramente stavo male.
Nella mia vita non avevo mai pensato alle mine antiuomo in maniera sistematica come durante la lettura di questo libro, è veramente inconcepibile come sia cambiata la guerra in questo ultimo secolo. Una volta morivano i soldati, oggi la gente comune. Non è giusto.
Le riflessioni scaturite sono molte e penso che la sola cosa che possiamo fare è quella di parlarne, diffondere la conoscenza, far sì che molte persone ne prendano coscienza. Non bisogna più conoscere il passato al giorno d'oggi, ma il presente. Nonostante tutti i media a nostra disposizione abbiamo una conoscenza distorta e frammentaria del nostro tempo e questo non va bene. Tutti dovrebbero conoscere gli orrori che si perpetuano nel mondo.
Gino Strada arriva quando tutti scappano, e mette in piedi ospedali di fortuna, spesso senza l'attrezzatura e le medicine necessarie, quando la guerra esplode nella sua lucida follia. Guerre che per lo più hanno un lungo strascico di sangue dopo la fine ufficiale dei conflitti: quando pastori, bambini e donne vengono dilaniati dalle tante mine antiuomo disseminate per le rotte della transumanza, o quando raccolgono strani oggetti lanciati dagli elicotteri sui loro villaggi. I vecchi afgani li chiamano pappagalli verdi. Questo libro ci consegna le immagini più vivide, i ricordi più strazianti, le amarezze continue dell'esperienza di medico sugli scenari di guerra del mondo.
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