Non ho moltissima familiarità con gli scrittori marocchini, ma devo dire che Ben Jelloun mi piace un sacco. Di solito non amo molto la forma del racconto, ma questi sono davvero avvincenti e mi hanno aperto gli occhi su una cultura diversa, una cultura con cui vengo a contatto ogni giorno e con cui mi scontro ogni santo giorno. I racconti sono troppo brevi e lasciano l'amaro in bocca perchè non spiegano fino in fondo quello che vorrei scoprire.
La cosa che più mi ha affascinata di queste storie è la magia. Noi l'abbiamo persa, o per lo meno nella nostra tradizione occidentale la magia è sempre mal vista, da perseguire. Mentre in queste storie c'è magia malvagia, ma anche magia buona.
In qualche modo mi ricordano la letteratura romanza, storie piene di fascino surreale. Non credo che sia un libro adatto a tutti. Credo che sia adatto a coloro che si interfacciano alla cultura islamica senza pregiudizi e in totale serenità.
Storie di passioni e di perdizione, di amori destinati a durare per
sempre e di incontri fugaci, di erotismo e di pure idealità romantiche,
di misantropi, scienziati, profeti e angeli. Tahar Ben Jelloun,
attingendo alle mille fonti dell'immaginario favolistico e delle
tradizioni magiche del mitico Oriente, tratteggia in questi racconti
l'universo del sentimento amoroso, e lo declina nelle sue molteplici e
spesso impreviste forme, nella consapevolezza, ora divertita ora
malinconica, che l'amore e il sesso sono i più grandi incantesimi del
mondo, veicolo e luogo di supremi misteri, di pulsioni incontrollabili,
di fascinazioni uniche e irripetibili: come la natura umana.
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