Cosa di dire di un capolavoro come questo? Quale complimento aggiungere ad un libro che è già osannato da tutti?
Sono estasiata dalla scrittura di Haruf e non posso emettere giudizio obbiettivo, lo adoro semplicemente. Questo è esattamente il tipo di libro che vorrei sempre avere fra le mani.
Il tema centrale è l'abbandono, non sempre totalmente negativo, a volte anche risolutore.
Un tempo sospeso. Impossibile decretare quando esattamente la scena si svolga. Può succedere sempre in qualsiasi momento della storia umana. Gli uomini vengono sempre abbandonati e sempre trovano qualcuno che li accoglie.
Forse sto leggendo la trilogia nel modo sbagliato, credevo che l'esatta sequenza fossse: Benedizione, il canto della pianura, crepuscolo. Invece questo è l'ordine di pubblicazione. Dopo una breve ricerca ho visto che in molti lo hanno letto in questo modo, mentre la corretta trilogia è così composta: Il canto della pianura, crepuscolo, Benedizione.
Con "Canto della pianura" si torna a Holt, dove Tom Guthrie insegna storia al liceo e da solo si occupa dei due figli piccoli, mentre la moglie passa le sue giornate al buio, chiusa in una stanza. Intanto Victoria Roubideaux a sedici anni scopre di essere incinta. Quando la madre la caccia di casa, la ragazza chiede aiuto a un'insegnante della scuola, Maggie Jones, e la sua storia si lega a quella dei vecchi fratelli McPheron, che da sempre vivono in solitudine dedicandosi all'allevamento di mucche e giumente. Come in "Benedizione", le vite dei personaggi di Holt si intrecciano le une alle altre in un racconto corale di dignità, di rimpianti e d'amore. In particolare, in questo libro Kent Haruf rivolge la sua parola attenta e misurata al cominciare della vita. E ce la consegna come una gemma, pietra dura sfaccettata e preziosa, ma anche delicato germoglio.
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