Ho da sempre uno spiccato interesse per l'antropologia, un mare immenso tutto da esplorare. Nelle mie ricerche mi sono imbattuta in questo libro, dove il professor Aime racconta piccoli episodi relativi ai suoi viaggi. Piccoli spaccati, pillole, che mi hanno fatto venire una gran voglia di partire, invece sono sempre incollata qua. Per lui non vale viaggiare con la mente, per li il viaggio è qualcosa di concreto da affrontare zaino in spalla lontano dal turismo di massa. Ammiro le persone che sono riuscite a fare una cosa del genere, a scoprire, a viaggiare davvero, a capire la realtà da ospiti e non da turisti.
Il professor Aime insegna antropologia culturale a Genova, ricordo il dipartimento di antropologia, quel bugigattolo in cui ogni tanto spiavo mentre andavo sul tetto a seguire storia dell'arte. Mi ha sempre affascinata, ma quando ero all'università nemmeno sapevo cosa era l'antropologia perché se lo avessi minimamente immaginato avrei aperto quella porta, sarei entrata in quel dipartimento e non ne sarei mai uscita.
Sono arrivata a questo libro quando cercavo di capire qualcosa di più sul Mali e sulla sua cultura, a volte cercando una cosa ne trovi altre molto più interessanti. Sicuramente questo non sarà l'ultimo libro di Aime che leggo.
Viaggiare, un mito dei nostri tempi, un modo per entrare in contatto con la realtà e con noi stessi. Ma anche un genere di consumo, un piatto pronto cucinato con emozioni preconfezionate. Questo libro vuole far tabula rasa del consumismo, per pensare e raccontare il viaggio come se fosse un'esperienza sempre nuova, senza pregiudizi, mode, atteggiamenti, bagaglio culturale a carico o chissà quanti altri vizi o abitudini. Perché il viaggio ritorni a essere un'esperienza autentica e unica, è necessario passare attraverso il proprio corpo, ascoltarne i messaggi, decifrarne i cambiamenti, imparare ad esporlo alle sollecitazioni che provengono dall'esterno senza averne paura. E allora riscopriamo i sensi e la corporeità; il piacere di sudare, di rabbrividire, di rimanere abbagliati dal sole o di sentire la sabbia sulla pelle, o lo sgomento di ascoltare l'urlo assordante delle cascate Vittoria. Dalla Scozia al Marocco, dall'Ecuador a Jaipur, Marco Aime, antropologo e viaggiatore, racconta paesaggi, persone, atmosfere, sensazioni, emozioni: parla di sé, e parla di noi, umanità in viaggio.
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