In questi ultimi tempi mi sembra di essere tornata indietro piuttosto che andata avanti. Ho fatto un’estate al massimo con tanti divertimenti ed uscite e ora mi sono un po’ fermata e con rammarico il lavoro sta portando via un sacco delle mie energie che prima spendevo diversamente. Mi mancano un po’ quelle giornate e serate spensierate a bere birra, fare tardi, mi manca la Palmaria come l’ossigeno.  E adesso mi trovo alle sette e trenta ad aspettare l’autobus con le cuffie nelle orecchie, ascoltando musica per non sentire i discorsi dei veri adolescenti; e mi sento davvero come quando di anni ne avevo 16 e andavo a scuola. Peccato che sono dalla parte opposta della cattedra. Una volta mi sentivo una di loro, adesso sento lo stacco, capisco che non abbiamo più gli stessi interessi e gli stessi orizzonti.  Però l’essere a scuola mi fa sempre essere in moto, sentir giovane, anche se non condivido più nulla con loro.  E non vedo l’ora che siano le vacanze di Natale solo per rilassarmi un po’ e riprendermi questa dimensione di divertimento che mi appartiene e in questi mesi mi è un po’ sfuggita via.
   Questo dipinto è stato concepito nel 1875 a Barbizon da Max Liebermann,  ma l'ho scelto perché mi ricorda le estati della mia infanzia quando anch'io raccoglievo patate e quando la fattoria dei miei bisnonni non era ancora meccanizzata. Non sto parlando di millenni fa, ma delle estati della seconda metà degli anni 80, quando tutti davano una mano. Gli uomini davanti con la zappa e le donne e i bambini dietro con i sacchi di iuta a raccogliere le patate. Il ricordo è in me vivido e veramente poco diverso da questo dipinto di 90 anni precedente. Sullo sfondo una carrozza, molta gente che lavora. Ecco nei miei ricordi almeno si raggiungevano i campi con il trattore, tutti dentro alla ribalta pronti al lavoro.

Dai che ormai ci siamo... alle vacanze! Sapessi come le aspetto anch'io... come gli ultimi chilometri di un maratoneta... Atapo
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