Ieri è stato il compleanno di Rachele.
Compleanno con Covid…. Se ci penso dal mio al suo compleanno siamo stati sempre implicati con questo cavolo di Covid è non abbiamo potuto festeggiare niente.
Lei ci teneva particolarmente perché era il suo ultimo compleanno da piccola di casa, erano mesi che chiedeva una festa tutta sua, che sperava che la sorellina non nascesse proprio il giorno del suo compleanno. La piccolina non ha rotto l’incantesimo ma il covid ha fatto un gran bel pasticcio.
Ieri abbiamo cercato di fare quello che si poteva grazie alle varie consegne a casa, ma non sostituiscono una festa, seppur piccola e ristretta, come voleva lei. E niente è rimandata a Momenti migliori, sicuramente a settembre.
Noi invece siamo in attesa dei nostri tamponi e della nostra libertà, non credo che uscirò, non mi sento di camminare. Da due giorni ho un gran mal di testa e iniziano quelle contrazioni di assestamento… mancano solo tre giorni o quattro e sono davvero in ansia. Con questa quarantena non sono riuscita a vivere bene gli ultimi giorni, dormo male, non sono tranquilla. Non siamo riusciti a fare quasi niente di quello che avrei voluto fare prima della sua nascita a causa di questo maledetto Covid. Devo ancora togliere il Como in camera per far spazio alla culla e mancano tre giorni. Mi preoccupa molto il parto cesareo, ho paura di non farcela, non mi sono rimessa totalmente e nonostante tutti i medici con cui ho parlato mi abbiano rassicurata sul decorso e abbiano preparato tutto per ogni eventualità non sono tranquilla. Questa volta sono pronte sue sacche di sangue, si occuperanno di ogni aspetto della mia traballante salute. Ma quello che più mi fa paura è che sarò sola, operata e sola. Mi hanno sempre dato noia tutte quelle visite, tutta quella gente che si accalcava al letto per vedere la bambina, ma passare da tutte quelle persone a nessuno è davvero troppo.
Ho già sperimentato l’immensa solitudine di quando stai male e sei solo, senza nessun conforto. E ora il solo pensiero di stare male, avere una nuova vita da accudire mi spaventa a morte.
Quando è nata Vittoria mi hanno sgridata è trattata male più volte perché chiedevo aiuto. Non riuscivo a riprendermi dal cesareo e lei piangeva in continuazione e io non sapevo cosa fare. Eravamo in 4 in camera e come smetteva uno piangeva l’altro. Ti lasciavano il bambino tutto il giorno ma il fasciatosi per il cambio non c’era in camera, dovevi comunque andare al nido…. Mi ricordo che nessuno mi aiutava a cambiarla e io avevo la flebo nella mano. Con Rachele era andata meglio solo perché al nido c’era la mamma di un mio alunno e allora veniva lei a prenderla e a cambiarla e mi lasciava tempo per riposarmi. Ma ora? A 100 km da casa, sola, non so se troverò gentilezza perché non conosco l’ospedale, non è lo stesso in cui ero ricoverata per Covid, ma un altro che ho scelto solo perché abbiano cura di me e della mia patologia. Mi dico sempre che mi capiranno, che sapranno cosa fare, che comunque siamo tutte sole senza un aiuto, magari con il pensiero a casa dove abbiamo lasciato altri figli. Finora li mi sono sentita coccolata, perché le cose dovrebbero cambiare?
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