Quando ero piccola odiavo la mia città.
Piccola. Solite facce. Soliti negozi in cui era impossibile trovare le cose che desideravo.
Le gite nelle grandi città erano grandi boccate d’ossigeno, spedizioni per trovare cose introvabili, spesso libri. Quando ero giovane internet era agli arbori, e l’ecommerce qualcosa di impensabile.
Poi gli anni dell’università passati in una grande città mi hanno dato modo di farmi avere quello che mi serviva. Tornavo a casa a dormire ma compravo tutto a Genova. A Genova c’era tutto. Negli anni dell’università il mondo andava rimpicciolendosi nelle mie mani, Milano si avvicinava e le cose che servivano erano sempre più a portata di mano.
Più le distanze si accorciavano più apprezzavo casa mia. La mia piccola città, tutto a portata di piedi, il mare dal terrazzo, il clima gradevole, il sole, tutto molto vicino. Per il resto c’era internet.
Eppure nonostante questo mi rendo conto che questa realtà mi sta stretta. La mia testa continua a pensare in grande, è connessa con il mondo, sintonizzata con i trend nazionali e internazionali, ma la gente che ho intorno no.
Mi illudevo, pensavo che grazie ad internet, grazie ai gruppi di discussione virtuali che connettono gente di tutto il mondo la provincia, il paese, la mentalità ristretta, non esistesse più e invece... e niente, invece esiste.
Esistono covi, sacche di resistenza mascherate da circoli culturali, che pullulano di persone dalla mente ristretta, incapace di aprirsi ai nuovi orizzonti, capace di coltivare solo il proprio orto.
Vi chiederete cosa mi sia successo.
Niente di trascendentale. Cercavo semplicemente un libro: Il libro dei viaggi del tempo. Un libro divertente edito da Newton e Compton, costo 10 euro. Presente in tutte le reading list dei book blogger che “frequento”, consigliato da molti perché il prompt con “un libro che parla di un viaggio nel tempo” è nella reading Challenge di Pop Sugar 2018 e comunque su Goodreads si fa un gran parlare di viaggi nel tempo. Insomma è un nuovo trend letterario, che fra l’altro io trovo molto divertente, più dei Vampiri.
Tutti i librai o meglio preferisco definirli i commessi dei negozi dove si vendono libri della mia città mi hanno guardato come un extraterrestre e mi volevano dare un libro di Geronimo Stilton. Dopo 5 scene identiche ho preso il telefono, Aperto Amazon e lunedì il corriere mi porta il libro alle 14. Però che brutto. Stessa scena era accaduta il giorno del premio Nobel a Svetlana Alexievic. Le scene che mi accadono in libreria sono sempre raccapriccianti, anche di più. Mi ricordo che a Genova esistevano librai. Gente davvero saggia, gente in grado di aiutarti. Qui esistono solo negozi in cui si vendono libri. Del resto siamo in provincia.
Piccola. Solite facce. Soliti negozi in cui era impossibile trovare le cose che desideravo.
Le gite nelle grandi città erano grandi boccate d’ossigeno, spedizioni per trovare cose introvabili, spesso libri. Quando ero giovane internet era agli arbori, e l’ecommerce qualcosa di impensabile.
Poi gli anni dell’università passati in una grande città mi hanno dato modo di farmi avere quello che mi serviva. Tornavo a casa a dormire ma compravo tutto a Genova. A Genova c’era tutto. Negli anni dell’università il mondo andava rimpicciolendosi nelle mie mani, Milano si avvicinava e le cose che servivano erano sempre più a portata di mano.
Più le distanze si accorciavano più apprezzavo casa mia. La mia piccola città, tutto a portata di piedi, il mare dal terrazzo, il clima gradevole, il sole, tutto molto vicino. Per il resto c’era internet.
Eppure nonostante questo mi rendo conto che questa realtà mi sta stretta. La mia testa continua a pensare in grande, è connessa con il mondo, sintonizzata con i trend nazionali e internazionali, ma la gente che ho intorno no.
Mi illudevo, pensavo che grazie ad internet, grazie ai gruppi di discussione virtuali che connettono gente di tutto il mondo la provincia, il paese, la mentalità ristretta, non esistesse più e invece... e niente, invece esiste.
Esistono covi, sacche di resistenza mascherate da circoli culturali, che pullulano di persone dalla mente ristretta, incapace di aprirsi ai nuovi orizzonti, capace di coltivare solo il proprio orto.
Vi chiederete cosa mi sia successo.
Niente di trascendentale. Cercavo semplicemente un libro: Il libro dei viaggi del tempo. Un libro divertente edito da Newton e Compton, costo 10 euro. Presente in tutte le reading list dei book blogger che “frequento”, consigliato da molti perché il prompt con “un libro che parla di un viaggio nel tempo” è nella reading Challenge di Pop Sugar 2018 e comunque su Goodreads si fa un gran parlare di viaggi nel tempo. Insomma è un nuovo trend letterario, che fra l’altro io trovo molto divertente, più dei Vampiri.
Tutti i librai o meglio preferisco definirli i commessi dei negozi dove si vendono libri della mia città mi hanno guardato come un extraterrestre e mi volevano dare un libro di Geronimo Stilton. Dopo 5 scene identiche ho preso il telefono, Aperto Amazon e lunedì il corriere mi porta il libro alle 14. Però che brutto. Stessa scena era accaduta il giorno del premio Nobel a Svetlana Alexievic. Le scene che mi accadono in libreria sono sempre raccapriccianti, anche di più. Mi ricordo che a Genova esistevano librai. Gente davvero saggia, gente in grado di aiutarti. Qui esistono solo negozi in cui si vendono libri. Del resto siamo in provincia.
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