Questo libro è comparso nelle librerie in contemporanea alla morte di Amos Oz, anche se è stato pubblicato ad Ottobre 2018,  e sono stata attratta dalla copertina, dal colore e dall'immagine. Di solito quando vengo attratta così fortemente da una copertina poi rimango delusa dal suo contenuto. E così è stato. Il libro contiene due racconti lunghi  «Amore tardivo» che si svolge nella Tel Aviv degli anni settanta, mentre «Fino alla morte» è ambientato nel 1096 all'alba della prima crociata. Il primo racconto mi è anche interessato, parla di un vecchio conferenziere che si sposta da un  kibbutz all'altro sostenmendo la minaccia bolscevica, ma ormai è vecchio e malato e lui stesso accetta il suo accantonamento. Il secondo invece mi è parso un pochino più macchinoso e difficile, la ricerca ossessiva dell'ebreo che fa andare tutto a rotoli si conclude in niente di fatto e mi ha fatto apparire la storia sospesa e senza senso. forse era proprio questo il senso, mamentre leggevo mi appariva tutto così difficile da capire e in qualche modo sospeso. Per questo il libro non mi è piaciuto. Proprio no. Quando ho la percezione di non comprendere e di perdere il filo allora rifiuto di netto le storie.
   Questo dipinto è stato concepito nel 1875 a Barbizon da Max Liebermann,  ma l'ho scelto perché mi ricorda le estati della mia infanzia quando anch'io raccoglievo patate e quando la fattoria dei miei bisnonni non era ancora meccanizzata. Non sto parlando di millenni fa, ma delle estati della seconda metà degli anni 80, quando tutti davano una mano. Gli uomini davanti con la zappa e le donne e i bambini dietro con i sacchi di iuta a raccogliere le patate. Il ricordo è in me vivido e veramente poco diverso da questo dipinto di 90 anni precedente. Sullo sfondo una carrozza, molta gente che lavora. Ecco nei miei ricordi almeno si raggiungevano i campi con il trattore, tutti dentro alla ribalta pronti al lavoro.

Commenti
Posta un commento