Questo libello mi è stato prestato da un mio collega, discendente di un infoibato. Non si sente quasi mai parlare di Foibe, da nessuno, io personalmente mi sto accostando al problema per la prima volta.
Questa testimonianza è molto diversa da quelle dei prigionieri di guerra, di ogni guerra, e da quelle degli ebrei vittime dell'olocausto. E' piena di rabbia e di odio, la rabbia e il risentimento emergono in ogni parola. Il racconto dell'infoibamento è tragico, avevo la pelle d'oca. Il testo è schietto e privo di ogni abbellimento, uno scarno resoconto che rende la misura della tragedia ignorata per anni dall'opinione pubblica. E ancora oggi reperire informazioni sull'accaduto è davvero difficile, vige ancora il negazionismo sull'accaduto, un negazionismo temperato in quanto si è istituito un giorno della memoria, ma è sempre meglio non parlarne.
Nel giorno della memoria, il 10 febbraio, ho partecipato ad un incontro sul tema. Erano presenti alcuni esodati e il loro racconto si è concentrato proprio sull'esodo degli istriani, fiumani e dalmati. Italiani costretti a lasciare le proprie terre e non pienamente riconosciuti come Italiani. Molti di essi sono stati riconosciuti come fascisti e non come Italiani perseguitati da Tito. La faccenda è complessa e questo non è il luogo adatto per discuterne, ma credo che ci sia la necessità di sapere, di conoscere come realmente sono andate le cose. Indipendentemente dalla tua fede politica, dalla tua appartenenza etnica o religiosa, nessun uomo merita di essere gettato vivo, legato ad altri uomini, in un anfratto del terreno e lasciato lì a morire di stenti accanto ad altri cadaveri. Come non è giusto che su questi fatti cada l'oblio. Non devono esserci perseguitati di Serie A e perseguitati di Serie B.
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