Ho sempre adorato quest'opera, per il mare, per il paesaggio, per il suo recondito significato.
L’opera, del 1808-1809, mostra un paesaggio simbolico in cui la rappresentazione della natura non è più fine a stessa, ma si carica di significati complessi; l’artista, in questo quadro, immerge la figura del monaco in un paesaggio dominato dal blu del cielo e del mare.
L’uomo immerso nella natura, solo e sospeso tra desiderio e angoscia di fronte all’infinito: è proprio questo che il filosofo tedesco Immanuel Kant definisce nella critica del giudizio come il sentimento del sublime.
Il tema dell’infinito è dominante della cultura romantica: l’Io dell’uomo, infatti, tende a ricongiungersi con la totalità dell’essere intesa a volte come divinità ma più spesso come cosmo. Sempre prevale comunque il sentimento dell’incolmabile distanza tra la dimensione finita dell’essere umano e l’infinito che si intuisce come un’irraggiungibile condizione dell’essere. Perciò prevale la nostalgia per ciò che è assente, il senso di mancanza.
Nasce da qui il sentimento dell’inappagamento, quello che Leopardi definisce come il male del desiderio che genera a sua volta la ricerca, attraverso l’immaginazione, di ciò che il reale quotidiano non può offrire.
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