In momenti come questo avrei bisogno di 100 anzi 1000 libri come questo da leggere la sera prima di dormire.
Una storia leggera, divertente, effervescente; ambientata nel mio tempo con i riferimenti al mio mondo, leggi Grey's Anatomy, Veronica Mars ma anche a tanti pezzetti della mia vita di ogni giorno.
Poi che dire? Quando nelle prime pagine scopri che Agnese doveva venire in vacanza proprio a Bonassola! A casa mia! Leggere un libro dove si evoca casa mia è un'esperienza davvero intensa. Non ho potuto fare a meno di immaginare Agnese sulla spiaggia, a passeggio nei sentieri, proprio come ho fatto io giusto la settimana scorsa.
Il libro poi è ambientato nel mio mondo, un mondo che conosco, fatto di scuola, di esami di maturità, di piccoli e grandi drammi.
Mi sono segnata due passi bellissimi che qui riporto:
"Leggere, mah, forse si... ma poi c'è la scheda, il commento, la verifica sul testo..." Lei sospira. "Sai che hai ragione anche tu? La scolarizzazione della lettura può arrivare ad ammazzare il piacere del leggere come puro svago".
Questo stralcio appartiene ad un dialogo fra Agnese e la mamma di Adelchi. Agnese incarna in tutto e per tutto il ragazzo medio italiano, allontanato dalla lettura dalla scuola stessa. Come dice Pennac il verbo leggere non sopporta l'imperativo (il dialogo continua così poi), leggere deve essere sempre e solo un piacere. Quando interviene l'imperativo siamo persi, abbiamo perso la vera funzione della lettura: il divertimento.
Credo fortemente in questo, e mi piace trovare in un romanzo questa mia filosofia di vita: leggere è divertimento. Nel momento in cui lo facciamo per forza abbiamo perso.
E qui porto un secondo passo:
"Per esempio se leggi la trilogia delle Cinquanta sfumature non devi poi sentirti in dovere di leggere le Confessioni di Sant'Agostino per fare ammenda". "Ammenda di cosa? E con chi?". Sono proprio incuriosita. "Con la tua coscienza perché magari ti è piaciuto ..."
Quante volte ci vergogniamo dei nostri gusti in campo letterario?
Quante volte cerchiamo di riempirci la bocca dicendo di aver letto questo e quest'altro per sentirci grandi?
Eppure ognuno di noi ha il suo genere preferito, il suo romance sempre pronto sul comodino con Sant'Agostino accanto per non sentirsi in colpa.
E' per questo che il romanzo della Bramati mi è piaciuto tanto, perché racconta il mio mondo, perché è inserito nella mia realtà. Poi naturalmente perché mi piace il suo stile, mi è piaciuta la storia, e soprattutto perché anche se è un libro leggero mi ha dato tantissimi spunti per pensare.
Mi piacciono oltre modo le citazioni di altri libri, mi piace tantissimo la figura di Adelchi, il prototipo di studente del classico, quanti ne ho incontrati come lui!
Prima ho un po' googlato (o si scrive gongolato?!?) Virginia Bramati e non ho trovato molte informazioni su di lei se non quelle su il sito di Mondadori e di Giunti e diverse interviste incentrate sui romanzi e non su di lei. Poco male, terrò a freno la mia curiosità, a volte gli scrittori vogliono mantenere l'anonimato, e penso che ora leggerò tutti i suoi romanzi.
“Tutta colpa della mia impazienza (e di un fiore appena sbocciato)”, il romanzo di Virginia Bramati, racconta la storia di Agnese, una cittadina esuberante e frenetica, costretta alla vita di campagna e ai suoi tempi morti...ma scoprirà che la felicità è a portata di mano, se solo riusciamo a rallentare e a guardarla negli occhi.
Improvvisamente, la sua vita prende una piega terribilmente dolorosa e la scaraventa dal centro di una metropoli che non dorme mai a una grande casa lungo un fiume, lontana quanto basta per essere immersa nei ritmi lenti e immutabili della campagna. Non solo: quando l’inverno finalmente è alle spalle e tutto sta per sbocciare, si ritrova sola, con un esame importante da preparare e solo il ronzio delle api a farle compagnia.
Impulsiva come sempre, Agnese non si arrende e riesce ugualmente a riempirsi le giornate con tutto ciò che non dovrebbe fare… fino a che dalle pagine di un libro non spunta un piccolo dono prezioso: una bustina di semi di Impatiens, la pianta i cui fiori rosa hanno il potere di curare le ferite dell’anima e insegnare l’ascolto e l’armonia.
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Cara Artemisia,
RispondiEliminagrazie.
Di aver letto il mio libro, di averlo amato, di avermi capita.
E anche di essere di Bonassola.
Vero luogo del cuore per me e già presente almeno in un altro mio libro.
Sei una ragazza fortunata.
Un abbraccio
Virginia
Non abito proprio a Bonassola, ma a Spezia, ma per me tutta la provincia è casa mia, sono Molto felice che sei passata e hai scritto queste parole proprio per me, grazie.
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