Avevo iniziato a leggere questo libro circa vent'anni fa. Lo avevo portato come libro da leggere durante la mia vacanza in Norvegia. Avevo appena dato l'esame di Letteratura Italiana I all'università basato sulla Vita di Alfieri e in quel periodo avevo letto molte autobiografie, come quella di Rosseau per esempio e alcuni libri di viaggio. Durante l'inevrno non ero riuscita a leggere questo e lo avevo portato in vacanza. Una lunga vacanza di 15 giorni in pulman che dall'Italia mi avrebbe portato fino a Bergen e anche in fiordi più a Nord.
20 anni fa dovevi fare delle scelte, non era possibile portare una biblioteca in vacanza e avevo scelto questo. Mi aveva annoiata a morte, infatti credo di non essere riuscita a leggere più di 100 pagine in 15 giorni. Al ritorno della vacanza era stato riposto e mai più ripreso. Pensare che durante l'attraversamento della Germania mi ero anche fermata alla casa di Goethe, infatti ho una foto davanti a casa sua con questo libro in mano.
Ora complice la quarantena l'ho ripreso in mano e stavolta, 20 anni dopo, l'ho finito.
Ci sono parti estremamente noiose, ma ho trovato anche parti estremamente interessanti, forse per il lavoro che faccio adesso. Leggendolo mi è anche montato un po' di odio verso i tedeschi e soprattutto per i loro "giudizi facili" nei confronti di noi Italiani, ma penso che questo sia un giudizio reciproco.
Ho trovato snervanti anche tutti quei giudizi di stampo neoclassico, ma il libro va letto nell'ottica in cui è stato scritto, se già in genere non sopporto Winckelmann non posso trovarmi d'accordo neanche con Goethe. Insomma è stata una lettura che mi ha portato a riflettere sul neoclassicimo e sulle sue luci e ombre. E qui nasce il distinguo fra libri letti per piacere e libri letti per crescita professionale. Questo senz'altro non è stato un libro letto per puro piacere.
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