Non posso tenere tutte le foto dell’estate sul telefono, sono troppe, e ogni tanto qualcuna va cancellata per fare spazio a qualcuna di nuova e mi accorgo che comunque ci sono giorni in cui non ci sono foto. Quando siamo con A le foto sono così tante, i selfie sono d’obbligo, quel suo braccio che ci prende tutti e solo lui sa come fare, nei prossimi mesi un po’ ci mancherà perché rimarremo senza di lui per un po’ e di conseguenza senza fotografie. Poi ci sono le giornate con S e N che quelle sono sempre senza foto, evidentemente siamo felici e non pensiamo mai a fare delle fotografie, però delle foto con S le conservo perché mi piace vederle quando mi sento un po’ triste.
Tra le foto che conservo ci sono quelle dei nonni e della zia, di mio marito vestito da vichingo, quelle delle bambine mentre si tuffano al mare. Conservo i paesaggi assolati, la fattoria, qualcosa che mi possa consolare, appunti visivi, pillole di felicità.
Ma nonostante le mille e mille foto che scatto non riesco a scattare proprio tutto quello che vorrei, rimane sempre qualcosa indietro. Qualcosa da conservare nella mia memoria.
Con rammarico penso alla mia adolescenza che si riassume in una ventina di foto, dai 14 ai 17 anni ho giusto 20 o 30 foto, non di più. Una manciata di ricordi, in anni in cui proprio non usava far fotografie, in cui non c’era la smania di apparire come oggi. Eppure mi sarebbe piaciuto che anche allora ci fosse stato il telefono in grado di fotografare tutto come oggi, mi chiedo sempre come sarebbe stata diversa la mia vita.
Commenti
Posta un commento