Mi era piaciuta così tanto Suite Francese che ho voluto leggere ancora un libro di Irene Nemirovsky. Ho scelto questo molto piccolo e ne sono rimasta stupefatta. Corto, intenso e che lascia aperte moltissime vie per pensier futuri. Una madre accecata dall'arrivismo, una figlia dimenticata che in qualche modo fa sentire la propria voce. Un romanzo breve o racconto lungo che lascia aperto all'immaginazione. Esattamente quello che adoro nei libri.
Il fascino della venere di Milo di esemplifica, a mio avviso, in quest'opera di Dalì. Dalì riproduce la Venere inserendo dei cassetti nella testa, nei seni, nella pancia e su un ginocchio. Aggiunge ai cassetti un pomello di pelliccia che ci invita ad accarezzarlo per rinvigorire la sessualità repressa dalla diffusa morale cristiana. I cassetti sarebbero i nostri segreti più intimi che solo oggi la psicoanalisi è in grado di aprire. Ma secondo Breton i significati sarebbero altri e per i dadaisti non significa semplicemente niente, anzi qualcuno suppone che ci sia lo zampino di Duchamp in questa opera di Dalì...
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