Per l’ennesima volta siamo scappati dalla città.
Per l’ennesima volta ci siamo rifugiati fra le Apuane in cerca di tranquillità.
Un paio di giorni, nemmeno tanto, giusto il tempo di staccare un po’, di non sentire niente.
La nostra strada è peggio di un paese, si sente tutto, si vede tutto, inizio anch’io a conoscere chi mi sta attorno, a vivere alla finestra e ad ascoltare i rumori del quartiere. Quello che ascolto non mi piace.
Le persone intorno a me, vicino a me, vengo a sapere che sono ricoverate, alcune non in buone condizioni, alcune stanno meglio. In generale c’è paura a dire “ehi guarda sono positivo”, c’è un clima di caccia alle streghe terribile e ognuno ha paura di chiunque. Ognuno tiene la propria positività per se... anche se non è così che le cose dovrebbero andare. Giudicare è facile, gli errori e le leggerezze si commettono, avvertire chi ti sta attorno è dovere.
Per una volta quassù alla fattoria ho trovato comprensione, sanno che in città si vive male, sanno che staremo in casa, sanno che siamo solo in cerca di tranquillità perché siamo stanchi, perché in fondo veniamo dalla zona rossa. Continuano a dire che non esiste, ma esiste. Esiste, eccome! Per le prossime 36 ore vorrei dimenticare da dove vengo, idealmente ho un simbolo cucito addosso che ora posso levarmi, un grande privilegio.
Commenti
Posta un commento